LETTERA A MIO PADRE 2002-11-21
Papà, com’è vivo il tuo ricordo. Sono passati tanti anni da quando sei mancato, le mie figlie erano ancora piccine, ma anche in loro la tua memoria è nitida e ti pensano con un affetto per niente sbiadito. Papà, con la vita mi hai dato anche mille motivi per apprezzarla; mi hai trasmesso la voglia di cercare e di apprezzare sempre e comunque il sapere il buono e il bello.
Non ricordo le tue carezze, forse non me ne hai mai fatte, non ricordo un tuo bacio al di fuori di un compleanno o di un Natale, ma un tuo regalo non è mai mancato, e anche se sapevo che quei giorni di tradizioni per te erano solo tristezza, riuscivi a farmi credere nella festa.
Non ricordo di aver giocato con te, ma non potrò mai dimenticare le lunghe passeggiate in giro per Venezia quando, fingendo di perderci, giravamo per ore; la macchina fotografica in mano, la libertà che mi concedevi nell’usarla, sempre pronto però nel farmi osservare, farmi vedere, consigliarmi nel cogliere i dettagli. Quante cose importanti ho imparato da te! Le ore passate assieme a te e a mamma d’estate ad ascoltare la musica delle orchestrine e della banda in Piazza San Marco. Papà i tuoi dischi di musica classica li conservo ancora! Non c’erano molti soldi per il superfluo, ma per un libro o un disco chissà come saltavano sempre fuori! Ho dovuto darne via parecchi. Ma come li rimpiango!
Papà, quante parole nei tuoi lunghi, pesanti silenzi; ma papà, tu c’eri! anche quando non eri presente. E rimpiango la sicurezza che mi davi. I tuoi consigli sono stati rari, piccoli, semplici, ma forse proprio per questo di tanta verità e saggezza. E come mi sono stati utili lo so, lo sai.
Quanto sono stata orgogliosa di te, della tua onestà, la puntualità, e soprattutto l’enorme volontà e forza nell’affrontare la vita e il mondo pur così crudeli nei tuoi confronti.
Cosa ho ereditato di te, papà?
Quante volte ho invocato la tua presenza in questi ultimi mesi, il tuo aiuto, la tua forza e papà, ne sono sicura, tu eri con me, nell’anticamera della sala operatoria, mentre da sola attendevo d’entrare, nella stanza bianca dove per giorni mi hai impedito di cedere, nel letto triste dove per ore la kemioterapia mi distruggeva cellule e mente, e poi a casa, nella mia camera dove per mesi mi hai dato la forza di resistere.
Papà, lo so, tu eri con me.
Commenti recenti