E continuano a chiamarmi Capuccetto Rosso

E CONTINUANO A CHIAMARMI CAPPUCCETTO ROSSO 1994-02-20

Ero una bimba felice! Vivevo con i miei genitori in una grande casa ai margini di un bellissimo bosco; accompagnata dalla mamma andavo a raccogliere fiorellini e fragole, funghi e mirtilli a seconda della stagione; cercavo di scoprire le innumerevoli varietà dei suoi piccoli abitanti, ascoltavo di giorno gli uccellini cantare e di sera dalla veranda ammiravo le stelle che giocavano a nascondino fra le foglie degli alberi.
La mia adorata nonnina abitava non lontano da noi in una casupola di pietra col tetto di tegole rosse e le persiane verdi alle finestre. Se ne stava per ore a sferruzzare su una sedia a dondolo, d’estate al sole fuori nel giardino fra le rose selvatiche, d’inverno davanti al cami­netto, dove un bel fuoco scoppiettava allegro. Quando ero piccola mi confezionò con la lana rossa una mantellina col cappuccio, bellissimo morbido e caldo; lo preferivo a ogni altro in­dumento e così lo mettevo di frequente tanto che cominciarono a chiamarmi scherzosamente “Cappuccetto Rosso”.
Mi piaceva moltissimo andare a trovare la nonna, sedere vicino a lei, ascoltare le sue storie sugli animali e le descrizioni accurate di tutte le piante che nascevano lì attorno. C’erano due strade per arrivare alla sua casa, una che correva parallela al margine del bosco, ampia e frequentata da molta gente ma un po’ lunghetta, e un’altra, solo un sentiero appena tracciato, che passando direttamente fra gli alberi e i fitti cespugli risultava essere un’ottima scorciatoia e la mamma ed io preferivamo spesso proprio quest’ultimo. Quando però, cresciuta un pochino, ebbi il permesso di andare dalla nonna da sola, la proibizione di attraversare il bosco era tassativa (né io d’altronde mi sognavo di disobbedire!).
Un giorno particolarmente bello però (eh, i bambini non percepiscono il pericolo!) la tentazione di quel piccolo viottolo fiancheggiato dai fiorellini variopinti, il sole fra le fronde, gli uccellini che sembravano chiamarmi…
La mamma mi diceva sempre che lì, oltre ai piccoli amabili animali, avrei potuto incontrare il terribile vorace lupo. E lo incontrai infatti! Oh, non come nella storia inverosimile che qual­cuno ha scritto in seguito! Appena mi misi a strillare esso scappò via di corsa precedendomi lungo il sentiero e quindi, arrivato vicino alla casa della nonna, forse solo per trovarvi rifugio o attratto dall’invitante odorino di arrosto che proveniva dalla cucina, saltò dentro attraverso la finestra aperta, spaventando tremendamente la povera vecchina. Essa aveva poi però preso prontamente l’attizzatoio del camino e rifugiatasi in un angolo con quello lo tenne a bada. In quel mentre entrai io! Lanciai un urlo acuto. Non sapevo se darmela a gambe o correre a difendere la nonna (anche se stava arrangiandosi benissimo da sola!). Ora il lupo però, aveva rivolto verso di me i suoi occhi gialli e nelle fauci spalancate potevo scorgere chiaramente le sue zanne aguzze, così rimasi lì, ferma pietrificata!
Fortuna volle che in quel momento passasse un cacciatore che udendo il mio grido accorse veloce, e puntando il fucile verso la bestia lo impallinò lasciandolo stecchito.

Passarono alcuni anni e io continuavo spesso ad andare a trovare la nonna; erano però cambiati i tempi e il modo di vivere, e di conseguenza erano diverse anche le raccomandazioni della mamma. L’unica cosa immutata era il mio soprannome:
– Cappuccetto Rosso, non passare per il bosco! ci sono i lupi come sempre affamati; potresti involontariamente spaventarli! E poi ci sono ancora quei crudeli cacciatori senza cuore, che non tengono conto che quella del lupo è una razza in estinzione e continuano a sparargli. E potresti essere colpita anche tu per sbaglio! Non passare per il bosco.

Son passati anni ancora; la nonna per fortuna è ancora una vecchina vispa e in forze e io continuo le mie visite. Con l’automobile faccio in un attimo ad arrivare alla sua casupola sulla radura ai margini del bosco. Stranamente esiste ancora, lo hanno dichiarato riserva naturale e i suoi pochi piccoli abitanti rimasti sono razze protette.
La mamma, che mi considera ancora “la sua piccolina”, continua con le sue raccomanda­zioni, adeguandole ovviamente ai tempi:
– Mia cara, prendi l’auto, ma sta attenta e guida piano. E per carità non fermarti a raccogliere fiori ai margini del bosco! come minimo trovi chi ti porta via la macchina lasciata incustodita! e anche l’altro mese hanno trovato una coppietta che è stata aggredita e i ragazzi deru­bati, legati e lasciati tra i cespugli. Gli atti di violenza alle ragazze sole poi, non si contano più! Che sozzura! Parco nazionale, già! Salvare la natura! Va bene! Salvaguardare gli animali! Certo! Ma alle persone chi ci pensa? Malgrado la buona volontà dei naturalisti i lupi sono stati totalmente estinti, ma oggi prolifica sempre più una razza di belve ancora più crudele e abbietta! …Cappuccetto Rosso… non avvicinarti nemmeno al bosco!!!

Competenze

Postato il

agosto 27, 2017

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