FIORI 1991
E’ bello aprire gli occhi e per prima cosa vedere dei fiori, specie se sei in una stanza d’ospedale e sono le 5 e mezzo del mattino.
Dalle tapparelle mezzo aperte vedi il primo rosa che tinge il mattino e dalla ovattata luce sopra i letti più che altro percepisci la presenza dell’infermiera che di dà il consueto “buongiorno” con l’immancabile termometro.
E i tuoi fiori sono là, sopra il tavolino di fronte ai letti. Sono grappoli di splendide piccole orchidee viola e lilla immerse in nuvole di deliziosi minutissimi fiorellini bianchi.
Me li hanno portati ieri le mie bambine, li trovo magnifici e non solo per la loro bellezza visibile; e quale commozione nel riceverli! emozione che si rinnova ogni volta li guardo.
Qualche parola con le due compagne di stanza, qualche commento sulla notte passata, soprattutto uno scambio considerevole di nozioni sullo stato attuale delle nostre reciproche condizioni, visto che siamo qui per lo stesso intervento chirurgico, piccolo ma…
E i fiori sono lì, ascoltano, ci mandano il loro silenzioso saluto e un incoraggiamento per il nuovo giorno.
Non sono “solo ” un mazzo di fiori, per quanto belli! In questa cameretta, funzionale e pulita, ma terribilmente spoglia, con i loro colori riescono a infondere un po’ di calore e di allegria; e ci tengono un po’ occupate: con amore, quasi con devozione cambiamo l’acqua nel vaso, li spostiamo sul davanzale quando ci serve il tavolino per il pranzo o la cena, ne facciamo oggetto di piccole attenzioni; ricordi le visite che hai avuto ieri e speri di rivedere oggi.
E un po’ di ciò che di bello pensavi di aver lasciato fuori da questa stanza, chiudi gli occhi e quando li riapri, lo ritrovi là, in quei piccoli baci della natura e dell’affetto di chi te li ha portati.
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