Premio Letterario Internazionale “La Rocca-Città di San miniato” 2002 / Primo Premio
L’INCONTRO 1993-06-20
Mentre con le labbra socchiuse cercava quelle di lei, egli era stranamente consapevole di tutto ciò che avveniva attorno a loro, come se l’unione dei due corpi in quel dolce amplesso avesse raddoppiato i suoi sensi: il cielo intensamente azzurro, il calore di quel sole color zafferano; il maestoso silenzio che li avvolgeva, tanto integro da permettergli di percepire il debolissimo fruscio dei granelli di sabbia che strusciavano fra loro a ogni minimo movimento dei due corpi stesi. La sua mente notava chiaramente tutto ciò e nel contempo divagava in pensieri futili e strani. Eppure era così presente, così partecipe da cogliere ogni sfumatura di quel rapporto e ogni minimo particolare della sua compagna.
Le bocche si toccarono, si sfiorarono, si lasciarono per poi subito ritrovarsi. “Le sue labbra hanno il sapore delle fragole che le ho donato e che ha mangiato con l’avidità golosa di una bimba” pensò. E fu come se egli stesso ne gustasse il dolce sapore.
Si staccò un po’ per guardarla; sorridevano entrambi; fino a poco prima avevano passeggiato tenendosi per mano, camminando piano, osservando quel paesaggio splendido. Da molto desideravano quell’incontro e ora ne assaporavano ogni istante cercando di prolungare in dolci preamboli la conclusione che li avrebbe portati all’estasi della mente e del corpo.
Lui le accarezzò la nuca infilando le dita fra i morbidi capelli; poi tirò piano, facendoli scorrere per tutta la loro lunghezza e questo gli procurò una sensazione strana, come se il tempo stesso gli passasse fra le dita.
Un altro suo “io” fu consapevole della leggera nuvola color pesca che in quel momento passava veloce sopra loro dipanandosi nel cielo sospinta da un sussurro di vento; dello sconosciuto, lontano, richiamo di un animale. “Deve essere piccolo” pensò giudicando dal timbro acuto della voce, “forse sta chiamando a sé la sua compagna”
Lei gli si strofinò contro cingendolo con le braccia e attirandolo nuovamente a sé. Le loro bocche tornarono a unirsi mentre le mani di lui scendevano sulle provocanti curve della compagna; piano, lungo la schiena, sui fianchi, sulle cosce vellutate. Sentiva il calore della sua pelle passargli sotto le mani e su loro il tepore del sole che brillante e lontano splendeva di luce color zenzero che col passare delle ore tingeva il cielo con mille variazioni purpuree.
“Morbida come una pesca, e sa di fragola.” pensava accarezzandola; poi la mente tornava a divagare. “Atmosfera perfetta, piacevoli preliminari, senz’altro più che piacevole conclusine. Splendido! potrebbe essere un’ottima traccia per un romanzo. E magari lo scrivo davvero! Sarebbe divertente consigliarne la lettura agli amici e poi sentirne i commenti. Certo lo scriverei firmandolo con uno pseudonimo e cambierei i nostri nomi… Potrei chiamare i miei personaggi anche solo A e B.”
“A e B hanno desiderato a lungo di potersene scappare da soli in qualche angolo sperduto dell’universo, e ora si amano con tutta la passione che i loro corpi sanno esprimere.”
“Già! le nuove generazioni lo chiamano ‘fare sesso’, ma anche se sono anch’io giovane preferisco il vecchio, anche se forse stucchevole, “fare all’amore”, perché è vero amore quello che provo per lei, e ora glielo sto dicendo sia con il corpo che con le parole.”
Si staccò ancora un attimo. La fece girare supina, le baciò il collo, il mento, e guardandola con occhi illuminati dal desiderio le fu sopra.
Ora i loro corpi formavano un unico animale con due schiene che muovendosi e sussultando sempre più veloce arrivava al parossismo dell’estasi.
“A e B, stesi sulla sabbia calda, sotto il sole di zenzero, si cercano, si uniscono, consumano in un amplesso quasi violento tutta la loro bramosia arrivando a toccare con l’esplosione dei sensi le vette più alte dell’orgasmo.”
Si rilassarono stesi uno accanto all’altro, respirando piano, quasi non volendo interrompere quell’atmosfera di magica passione che si era andata creando.
Un uccello volava alto nel cielo. “Vorrei essere come lui e provare l’ebbrezza di un tuffo libero nell’azzurro;” pensò. Si girò su un fianco guardando il corpo che si stirava e si contorceva con movimenti voluttuosi e quindi tornava ad allacciarsi a lui: “Ho trovato anche qui, steso sulla sabbia con lei la felicità più alta.”
“A e B, finalmente appagati, restarono a lungo in silenzio guardandosi e continuando ad accarezzarsi piano.”
Le sue dita infatti, avevano ripreso a scorrere sul corpo caldo al suo fianco. Col dorso della mano le accarezzò la guancia, poi salirono sul dolce pendio di un seno, si soffermarono un attimo sul turgido capezzolo per poi discendere dall’altra parte di quella piccola adorabile collina. Quindi si stese un attimo prono, il capo appoggiato sul braccio piegato mentre la sua mente tornava a elaborare ulteriori brani del suo ipotetico racconto.
“A ha la pelle come la seta e la fragranza di una rosa. B ne è innamorato pazzo.”
Con un sorrisino malizioso e birichino lei alzò un braccio con la mano chiusa a coppa e lo lasciò ricadere di colpo sulle nude rotondità posteriori del suo compagno.
Lo schiocco si udì certo fino a molti chilometri di distanza.
Lui si girò di colpo sorpreso e con un guizzo improvviso lei gli piazzò ridendo un inaspettato bacio sull’ombelico.
“A sa trovare mille piccoli gesti per rendere li loro rapporto vivace; come d’altronde è il suo carattere. B non solo l’ama, ma sta molto bene assieme a lei.”
Ora era lei che lo accarezzava facendolo fremere di piacere; i capelli che le scendevano dalle spalle gli sfioravano il braccio solleticandolo mentre un lungo brivido gli si prolungava lungo la schiena. “Se continua così ancora un poco ricominciamo tutto daccapo” pensò. “Anzi, non serve aspettare neanche quel poco.” E furono ancora uno sull’altra.
E ancora raggiunsero le stelle, e di nuovo ansimando piano si staccarono ma solo per continuare a baciarsi e bisbigliarsi parole d’amore.
“Amanti! siamo amanti!” pensò lui, “ma non nel senso negativo che il perbenismo ammuffito dà a questo termine. Amanti perché noi amiamo, con la mente, con l’anima, con il corpo. E come sappiamo farlo bene!” E ad alta voce disse a lei: “Ti amo, continuerei per mille anni luce.”
“Anch’io ti amo, e ti desidero” lei gli rispose, “ma guarda il sole, tocca quasi l’orizzonte, temo proprio sia ora di andare.”
“A e B si guardarono negli occhi e quindi, stringendosi con forza l’uno all’altra in un abbraccio che aveva un che di spasmodico si giurarono amore eterno.”
Si accorsero che la temperatura si stava notevolmente abbassando; raccattarono i vestiti. “Fra poco gelo” disse lui, “ancora un po’ e mi trasformo in una verga di plastica dura”. E non capì perché quella sua innocente frase l’avesse fatta ridere. “E’ un vero peccato coprire un corpo così splendido” pensò con sincero rammarico guardandola.
“A è tutta un’armonia di curve e controcurve da capogiro e la pelle di un vivo amaranto ha quelle splendide sfumature cupe che la rendono ancora più attraente e sensuale.”
“E’ vero, non ho mai visto in nessun’altra una pelle così bella e morbida, con tinte così vivide e splendenti; un fiore dall’esotica bellezza e dal fragrante profumo.” Era in vena di far poesia!
Lei continuava a vestirsi sorridendo di sottecchi, certo consapevole delle sensazioni che provocava in lui. Intrecciò i lunghi capelli di un blu profondo come lo spazio e li puntò sulla nuca con un fermaglio di rame a forma di doppio cuore.
“Anche B però non è niente male: alto più di due metri, bel fisico, muscolatura ben tornita dalla pratica, per altro con discreto successo, di molti sport a livello intergalattico. Pelle verde oliva che sotto il rosso sole del tramonto luccicava scura; dentatura perfetta, sorriso accattivante. Ottimo carattere. A e B formano proprio una coppia davvero perfetta.”
E mentre si perdeva nei suoi occhi dalle iridi smeraldo, brillanti come due pietre preziose nelle pupille dorate, l’attirò a sé stringendola e accarezzandola con tutte quattro le sue muscolose braccia in un ultimo appassionato scambio di baci.
Poi lei si girò svelta salendo agilmente sulla sua astronave, e prima di chiudere lo sportello gli mandò un bacio con la punta delle dita facendo l’occhiolino con un’aria così ricca di sottintesi che era tutto un programma.
“B guardò A partire sentendosi il cuore strapparglisi dal petto.”
“Sto male anch’io! chissà quando potrà esserci un altro incontro come questo. Dovremmo organizzare dei randevouz di lavoro un po’ più spesso!” Ed entrò a sua volta nel suo veicolo.
“A e B lasciarono il pianeta di sabbia quasi nello stesso istante. Quando si sarebbero rivisti?”
Entrambe partirono alla volta dei loro pianeti tornando così alla routine del lavoro e soprattutto dai rispettivi compagni.
“A e B erano amanti già da molto tempo! ma troppo radi e rari i loro incontri amorosi.”
Ancora per qualche minuto sul luogo che avevano lasciato aleggiò nell’aria il profumo della loro pelle; sulla sabbia erano rimaste le impronte dei loro corpi, ma col calar del sole si levò una brezza leggera che scompose la rena e cancellò così definitivamente ogni traccia del loro passaggio. In cielo spuntarono le prime stelle.
“Ci ritroveremo presto, amore mio!” pensò lei.
Lui inserì il pilota automatico, e portò la posizione della comoda sedia del posto di pilotaggio fino a essere quasi disteso. “Dobbiamo ‘scambiarci amore’ molto più spesso!” pensò. Poi tornò con la mente a rivivere ogni attimo del loro incontro e a fantasticare come se continuasse a scrivere il suo racconto:
“B accarezza A con passione adoperando tutte le sue quattro mani facendola fremere di piacere. La bacia tra i seni… poi giù, sempre più giù… Per un momento si staccarono e B si perde nell’universo dorato dei suoi occhi dalle iridi color dello smeraldo. Poi A cerca con le labbra la bocca di B. I loro corpi nudi luccicano al sole, allacciati in un interminabile amplesso…”
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