Una mia giornata normale

UNA MIA GIORNATA NORMALE   1994-01-12

(UN PROVERBIO TIRA L’ALTRO…… E LE ARRABBIATURE PURE)

Apro le persiane di buonora sperando che l’oro che il mattino tiene in bocca gli cada e un po’ ne finisca nelle mie tasche, intanto osservo il cielo rosso che, si sa, di mattina annuncia il maltempo che si avvicina. Dopo un paio di ore le nuvole sembrano infatti un gregge di peco­relle, e così corro a far la spesa cercando di anticipare l’acqua che scenderà a catinelle.
Intanto che cammino penso: “Sposa bagnada, sposa fortunada“. Ma si riferisce alla sposina in giorno delle nozze, o anche alle donne maritate in genere? Beh! ricordo il furioso tempo­rale scoppiato il giorno del mio matrimonio; eravamo però già nel ristorante sul Canal Grande ricoperti da una tettoia, e quando siamo usciti il sole risplendeva ancora caldissimo. “Xe vaido lo stesso?” Sono passati 23 anni! Il tempo vola, e con ali enormi e potenti. Ma non sono riflessioni da farsi per strada e proseguo speditamente di buon passo, mentre rimurgino sul spedita a chi, e come può essere considerato buono il fatto di mettere un piede avanti l’altro; è forse cattivo il mettere uno dietro l’altro e andare così a ritroso come i gamberi?
A ogni buon conto, prevedendo un’infreddatura in caso che la pioggia mi sorprenda per strada, compero un chilo di mele per poi mangiarmene una al giorno e togliermi così il me­dico di torno. Prendo anche dei mandarini, “Boni, bei e a pochi schei!“, ha detto il fruttiven­dolo. Gli lascio il beneficio del dubbio, poiché non vai a chiedere all’oste se ha buon vino. Comunque resto sulla fiducia e non passo oltre, così ne compero in abbondanza, anche perché son piccoli e so che alla mia famiglia piacciono e ne mangiano in continuazione come se fossero ciliegie: uno tira l’altro.
Però devo stare attenta ai costi astronomici che con l’inflazione di oggi sono andati alle stelle (andata e ritorno). Ma “Chi varda carte’o no magna vede’o“, e vado al banco della carne.
E intanto, spingendo il carrello, penso che, visto che con la Lotteria è andata male, avrei potuto tentare al Lotto anche se… “Chi se fida del Loto no magna né cruo né coto (così tanto per essere sicura prendo del salame) e se sa che “El Loto xe l’ultima risorsa dei disperai“; ma… “chi che sta per negarse se ciapa a tuto!” No! non siamo assolutamente a questi livelli, devo solo essere un po’ accorta nello scegliere.
Per salvare capra e cavoli opto per un semplice pollo e insalatina, anche perché capre qui non si trovano, e i cavoli non ci piacciono. Certo, per fortuna non dobbiamo tirar la cinghia, ma specie dopo tutte le spese del periodo di Natale, è meglio tener d’occhio il portafoglio… da ogni tipo di ladri! e anche il suo interno, per vedere quanto denaro è rimasto.
Ho cercato di convincere mio marito a chiedere un lavoro più remunerativo (sul tipo di quelli che pubblicizzano alla TV) o almeno un considerevole aumento di stipendio, mi ha ri­sposto che senza “certi sistemi” oggi non si può nulla. Di tangentopoli non me ne intendo molto, noi massaie dovremmo chiedere consiglio alla moglie di Poggiolini. Penso che dov­rebbe scrivere un libro sulla “economia” domestica per istruirci, andrebbe senz’altro a ruba. Beh! ultimamente abbiamo avuto molte spese, ma non piango quasi mai sul latte versato (salvo quando penso al prezzo a cui è arrivato) e non abbiamo mai fatto il passo più lungo dalla nostra gamba (anche se le abbiamo corte), così proseguo tranquilla le mie compere.
Al mio ritorno a casa faccio notare a mia figlia, che si sta cambiando l’abito per la terza volta, che non è solo quello che fa il monaco; ma lei non apprezza i miei proverbi, si ricambia e monopolizza così lo specchio finendo col litigare con la sorella. Non si deve mettere il dito fra moglie e marito, ma io penso nemmeno fra due gatte che si azzuffano, però come sempre ci ricasco, e finiamo in un battibecco a tre.
Io come sempre mi agito troppo e grido a loro di non alzare la voce con me. Più che gridare mi sa che sto urlando! “Fate ciò che dico e non quel che faccio”. Si usa molto spesso questo modo di fare, ma anche la legge del taglione: “Occhio per occhio…” e così: “urla te che grido anch’io!” Solo che io mi barrico con la prepotenza del dovuto rispetto in quanto madre e… interviene mio marito: – Smettetela – e anche se come sempre non ha alterato minimamente il tono della voce… Basta la parola, e per un paio di minuti ci azzittiamo tutte tre. Poi continua scherzandoci sopra come il suo solito mandandomi ancora di più in bestia: – Buone, calme e sangue freddo! – Bravo eh! e poi? per scaldarci ci mettiamo al sole come le lucertole? impos­sibile, piove! A ragione o a torto lui non prende mai le parti di nessuno, e così mi arrabbio an­che con lui.
Forse ho esagerato, avrò la coda di paglia ma mi è proprio saltata la mosca al naso e mi sono comportata da oca mettendomi a strillare come una cornacchia. Ma “La pasiensa xe dei asini!” mi autogiustifico fra me e me, e “Il perder tempo di chi più sa più spiace”, loro di tempo ne sprecano un sacco e non gliene importa niente, a me sì! (cerco anche di autoadularmi per con­solarmi).
Sono solo piccoli bisticci ma ci resto male. Stamani ho trovato da ridire anche con mia ma­dre e me la sono presa di brutto per una frase detta a una “presunta” amica che ho incontrato per strada. Devo essermi alzata con il piede sbagliato. O forse sono nata sotto una cattiva stella. No, proprio cattiva no, magari solo un po’ permalosa e litigiosa. “Forse quel giorno la gaveva la luna de traverso“.
La mia tartarughina, attratta dai rumori, tira il collo al massimo e ci guarda. Avete mai notato che aria sciocca hanno le tartarughine quando ti guardano curiose? Deve essere una femmina, anche se penso che non sia solo gli esseri di sesso femminile a esserlo, io a esempio non lo sono quasi per niente, mio marito sì, e non credo che noi siamo i tipici esempi che confer­mano le regole.
Le ragazze escono con i loro fidanzati lasciandomi la camera nel più totale disordine e io continuo in un monologo senza senso, visto che rimprovero chi non c’è ad ascoltarmi.
– Sei diventata una vecchia suocera brontolona – dice mio marito, e io, ricordandogli che “Per quanto bona ‘na madona sta ben soltanto piturada” (“madona” in vernacolo vuol dire ap­punto suocera) gli propongo di farmi due ritratti da regalare quando andranno spose, per poi non farmi più vedere di persona!
Passano le ore meridiane. – Gavemo già fato el giro del paeto – mi sono autoperdonata e cerco di affrontare al meglio il pomeriggio. Ci riesco malamente, e per non sembrare davvero “una vecia marantega (befana)” mi lavo i capelli ridando con prodotti sintetici il loro colore naturale, “Perché xe megio ‘na mora saporia che ‘na bionda desavia (insipida)” e se grigia, ancora peggio!.
Mio marito non vuole venire a passeggiare così me ne esco brontolando che “Xe megio soi che mal acompagnai” e vado in giro facendo “tre passi per quareo“. Vado pure a bermi un caffè per togliermi l’amaro che ho in bocca; uno solo, anche se più ne mandi giù e più ti tira su. Ma è davvero pessimo! “Go fato peso el tacon del buso!” ed esco silenziosamente arrabbiata anche col barista.
Torno a casa più immusonita che mai. Una scatola di cioccolatini è rimasta aperta sul ta­volo. L’occasione fa l’uomo ladro… e me golosa e debole alle tentazioni.
Tutti i cioccolatini ingurgitati lo so mi faranno male, ma per ora mi hanno addolcito l’animo; non ha piovuto poi molto e ora il cielo serale è tinto di rosso e così penso che domani sarà un altro giorno, e spero sia di bel tempo, e non soltanto in senso meteorologico.

Competenze

Postato il

ottobre 2, 2017

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