LA STORIA DEI COLORI 1996-04-13
Nel giardino degli Dei i colori giocavano tra loro, ma non avendo il gioco né regole né ordine spesso rumorosamente litigavano. A un certo punto il “Gran Capo” in persona si spazientì e con voce tonante ordinò: “Andate da qualche altra parte! ovunque, purché fuori dalla portata del mio udito!”
Ora, essendo egli “Il Più Grande”, è chiaro che anche il suo apparato uditivo era oltremodo sensibile, così, per ubbidirgli, i colori dovettero andarsene ben lontano!
Gira di qua, gira di là, dapprincipio non trovarono nulla che potesse stimolare la loro fantasia e la gioia di “fare”. Finché, in un angolo un po’ decentrato della galassia in cui in quel momento girovagavano, trovarono un pianetuncolo invero né grande né con attrattive speciali, ma che, forse proprio per questo, attirò la loro attenzione: era un po’ come una carta spiegazzata e arrotolata a forma di palla su cui sbizzarrirsi senza vincoli né remora alcuna.
Successe proprio così all’inizio! giocando a rimpiattino verde e marrone e grigio si mescolarono sulle terre emerse; l’azzurro, pigrone, si stiracchiò e si distese sull’atmosfera, il blu, più amante dello sport, si tuffò nel mare salvo poi scambiare di posto con il compagno, l’uno per giocare un po’ anche lui, l’altro per riposarsi, e quindi correre assieme in maree gemelle di acqua e di cielo. Il bianco, come sempre più timido degli altri, se ne stette un po’ in disparte sulle vette dei monti, sui poli magnetici e dintorni. Ma arrivò di soppiatto il nero, che simpaticamente dispettoso lo trascinò con sé, e assieme si divertirono a mischiarsi con i compagni facendoli divertire o irritare, mutandoli di umore e quindi di intensità. Il rosso e l’arancio scelsero bei posticini al caldo, l’oro, ancora più freddoloso, si piazzò su ogni raggio del caldo sole del pianeta.
Passato il primo momento in un gioco informale e sconclusionato, i colori si avvidero con stupore che lo scialbo pianeta stava assorbendo tutto il loro impegno ed energia e così, una volta tanto, fecero un vero piano di lavoro e in una azione comune cominciarono una sistematica opera di pittura. Chi passò agli esseri viventi, chi alle cose inanimate, uno si occupò degli spazi aperti, l’altro dei luoghi chiusi, salvo poi, di tacito accordo, scambiarsi le parti e proseguire il lavoro con rinnovato interesse e gaiezza.
Durante una delle loro passeggiate passarono da quelle parti la luce e il buio, videro ciò che stava succedendo e interessati si fermarono. “Proprio bello!” convennero, “Possiamo restare anche noi?”. Ricevuta risposta positiva giocarono assieme a tutti gli altri, e il risultato è ovvio! Quando di là passarono anche i rumori…
Ma quella dei suoni è un’altra storia.
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