ALLA FINESTRA 1993-08-20
Ho rivisto giorni fa un vecchio film giallo: un uomo, costretto alla parziale immobilità da un’ingessatura alla gamba, passa il tempo guardando dalla finestra e assiste così a un omicidio. E in quanti altri film la polizia si rivolge per avere testimonianze oculari alle classiche zitelle che passano tutto il giorno sedute al balcone a spiare il via vai della gente. Io ora sono così! o quasi!
Fino a qualche mese fa abitavo al terzo piano e avevo le finestre sul retro della casa; ora ci siamo trasferiti al primo piano dello stesso condominio e ho una piccola terrazza proprio sopra la porta d’ingresso. Premesso che in questo periodo per vari motivi soffro un po’ di malinconia (e che essendo le mie figlie in vacanza ho meno faccende e più tempo libero) trovo qualsiasi occasione possibile per uscire e guardare fuori sperando di veder passare qualcuno, fossero anche i gatti della villetta di fronte.
Ma se (per malauguratissima ipotesi) venisse la polizia a interrogarmi su chi c’è o chi è passato, capiterebbe parecchio male. Non che non voglia collaborare certo, il fatto è che con la testa sono qui, ma la mente è fra le nuvole! Metteteci anche che non sono assolutamente fisionomista e (voi) avrete la visione chiara della faccenda.
Io le persone le riconosco se ci sbatto letteralmente addosso almeno un paio di volte. Faccio di quelle figuracce quando non riconosco o non ricordo chi dovrei!!!
Giusto ieri, stavo annaffiando le mie adorate piantine (che abbisognano di cure in media ogni dieci o venti minuti) quando passa un ragazzo in moto e mi saluta. Io, per pura cortesia, contraccambio… Ma chi é? Dunque, compatibile non riconoscere gli odierni “cavalieri” dal capo totalmente nascosto dal moderno elmo, che se manca di pennacchio e visiera è però provvisto di occhialoni sottogola proteggi-mento sciarpa e accessori vari (ci manca solo lo specchietto retrovisore vicino agli occhi), ma quello il casco se l’era già tolto! Era uno spilungone biondino con un pizzico di barbetta… e per me del tutto estraneo.
Rientro per non far una meschina figura in caso mi rivolga la parola e prego mio marito, in quel momento rientrato, di dirmi chi era il tipo giù. Mistero subito risolto, è il nipote di una gentile signora che abita nel nostro stesso condominio ma nell’altro ingresso; da piccolo giocava in cortile con le nostre figlie e viene ancora spesso a trovare la nonna.
Ma come ho fatto a non riconoscerlo?
Che colpa ne ho io!?! questi ragazzini alti neanche mezzo metro ti dicono “ciao” ti danno del “tu” e magari ti buttano le braccia al collo quando ti vedono, poi ti distrai un attimo e ora per guardarli in faccia devi alzare un bel po’ gli occhi e ti scombussolano ancora di più i già ingarbugliati ricordi salutandoti con un “Buon giorno signora”. Mi è completamente sfuggito il momento del passaggio dal “ciao” al “buongiorno”. Mio marito se ne va con un: “Sei sempre la solita!” Beh, è logico, sono loro che cambiano, io “solo” invecchio.
Chissà a quanta gente di questo condominio dà fastidio il vedermi sempre al balcone. Forse si sentono spiati. Se sapessero la verità! Oltre tutto la mia filosofia personale è decisamente “Vivi e lascia vivere ognuno come gli pare”, e di chi va o di chi viene a me non interessa ASSOLUTAMENTE niente, mi basta che chi passa alzi la testa, faccia un cenno di saluto, e io contraccambio tutta gioia.
Ma chi mi può credere quando cinema e TV fanno da anni una così nociva pubblicità alle povere donne che sentendosi sole stanno alla finestra sperando in un occasionale attimo di compagnia?
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