BABI 9-10-1996
Al secondo squillo del campanello si avvia verso la porta e camminando si passa istintivamente la mano tra i capelli nel vano tentativo di far restar su quel ciuffo perennemente ribelle che le cade sulla fronte.
Ma la mano resta ferma a mezz’aria quando, aperto l’uscio, si trova davanti alla persona più strana, orribilmente buffa che abbia mai visto. Se naturalmente quella è una “persona”! E’ alto, anzi, basso, all’incirca quanto un bambino di dieci anni; le parti del corpo che spuntano da una specie di tunichetta rossa sono ricoperte da una leggera peluria “spettinata”, di una serie indescrivibile di colori che vanno dal grigio al bruno chiaro e al… lilla!? La faccia (sul viso o sul muso o quel che era) sembra quasi il rosa dei confetti e sopra, i peli, un po’ più lunghetti del resto del corpo, si raggruppano in piccoli ciuffetti che contribuiscono a dare a quell’esserino un’aria simpaticissima. Opinione ancor più confermata se si guardano i vivacissimi occhietti rotondi dalle iridi azzurre affogate in una pupilla d’oro e che ora sembrano essersi piantati dritti negli occhi della ragazza; e l’apertura che deve corrispondere alla bocca, non ci si può sbagliare, è proprio atteggiata a un largo, anzi, larghissimo sorriso.
E mentre la ragazza resta ancora a occhi e bocca spalancati:
– Io sono Babi! – dice l’essere.
– Io sono Ba.. Ba.. – fa eco quella.
– Io sono Babi? – ripete quell’altro storcendo la testina e aggiungendo un punto di domanda sia alla sua espressione che alla sua frase precedente.
La ragazza si ridesta dal momentaneo incantamento con una scrollata come per levarsi di torno ogni stupore e ogni prematuro giudizio.
– Sì, tu sei Babi, credo, io sono Barbara! – riesce finalmente a dire questa volta senza balbettii – Ma…chi o cosa è… Babi??
– Io sono un Daxxxkxw – (o almeno questa è la forma scritta in maniera quanto più verosimile possa tradurre in lettere quella serie di sibili e schiocchi emessi da Babi.)
– Un Da.. Da.. –
– Hai qualcosa che non va nel parlare? Io sono caduto e ho rotto tutto! – aggiunge “Faccettabuffa” senza aspettare una risposta alla sua domanda.
Ancora una volta Barbara deve togliersi da dosso la perplessità con una scrollata e può così richiudere le bocca che si è nuovamente per propria volontà autonoma aperta.
Solo allora si rammenta che esistono comunque le buone maniere e dato che sono ancora rimasti impalati uno di qua e uno di là dell’uscio, invita Babi a entrare e accomodarsi.
Ma non può evitare di pensare a cosa diavolo dovesse essere un “Daxxxkxw” e come diavolo facesse a parlare così bene la sua lingua. Nooo! Ha forse un po’ l’aspetto da demonietto bricconcello ma… E guardandolo trotterellare verso il divano situato in mezzo alla grande stanza dove si trovano non può evitarsi un sorriso di simpatia. E afferrando al volo la lattina di Coca Cola che stava accingendosi a bere prima che bussassero alla porta e un paio di bicchieri, lo segue e accoccolatasi su uno sgabello di fronte a lui si appresta ad ascoltare. Non prima però che un altro pensiero le attraversi la mente: “Ma… ma… ammesso che non stia sognando e che sia tutto vero… pe… perché è venuto proprio da me?” (Barbara balbetta sempre quando è particolarmente eccitata. Anche col pensiero!)
– Io – sono – caduto – e – ho – rotto – tutto! – ripete Babi questa volta senza cambiare di un solo punto la spiegazione ma scandendo bene le parole a una a una come se così facendo la cosa fosse più comprensibile. Forse pensa che quella strana creatura che si incanta con la bocca aperta abbia problemi anche di udito oltre che del parlare. O forse addirittura di mente!! Ora per esempio, se ne sta lì, accovacciata su quello scomodissimo affare come se la cosa le fosse del tutto congeniale e ha una patetica faccina su cui il sorriso non mitiga la perplessità dello sguardo; volendo tradurre un’espressione in forma scritta, il suo atteggiamento gli sembra non sia altro che un susseguirsi ininterrotto di due punti, puntini di sospensione, punti interrogativi, qualche punto esclamativo e, ma sì, anche qualche birichina virgola. Almeno, questa è l’opinione del Daxxxkxw. O quanto più si avvicinava a quello che per noi può essere un’opinione.
Beh! almeno questa volta Barbara ha la bocca chiusa. Ma colme colpita da improvviso ripensamento la riapre subito per chiedere:
– Rotto cosa, Babi? – e questa volta senza balbettii. E aggiunge: – Non ho capito! Spiegati meglio. – (Che Babi avesse ragione nel giudicarla?) Ora è lui che seduto su quel “coso” se ne sta a fissarla senza parlare facendo dondolare i piedini che non arrivano a toccare terra.
Poveri piccoli, così spaesati! Essi infatti non sono poco più che cuccioli, una della razza umana, e l’altro dei Daxxxkxw; con però una differenza sostanziale: lei è nella sua casa e nel suo habitat naturale, lui no! Perché è ovvio! Babi è un E.T., un Extra Terrestre che per sbaglio è caduto qui (e per giunta rompendo tutto!!) Ma… e la lingua? Ci si può chiedere come ha fatto poc’anzi Barbara. Beh, anche questa è una cosa assolutamente ovvia per tutti gli amanti di libri o di film di fantascienza: mentre ruotava su una rotta spiraliforme verso la terra, con i pochi strumenti di bordo ancora funzionanti (aveva dunque in precedenza rotto qualcos’altro) aveva captato le trasmissioni locali, e con la veloce comprensione e abilità assai invidiabili della sua razza, l’aveva imparata. Era andata proprio così! (Era ovvio no?!)
Resta il problema del “rotto”. Ma con la logicità di tutti i Daxxxkxw, Babi non si prolunga in inutili e probabilmente infruttuose spiegazioni. Dopo aver trangugiato con quattro lunghe sorsate la bibita che teneva ancora in quella buffa ciompolotta manina, con un piccolo balzo è giù dal divano e presa Barbara per il bordo del lungo maglione la tira verso la porta d’uscita.
Al di là del vasto cortile che circonda la casa, quasi a fare un tutt’uno con quello che fino a pochi minuti prima era l’alto muro di recinzione che da quel lato divide il cortile dai campi adiacenti, c’è un ammasso di ferraglie accartocciate. Ecco il rotto cos’era!!! E proprio tutto, dato la grande quantità di macerie delle quali non si distingue nemmeno quali siano del muro e quali del mezzo di trasporto di Babi.
Ma risolto un enigma ecco subito un’altra sfilza di domande incalzanti: era solo, o dentro quei rottami contorti c’è qualcun altro? come era arrivato fin lì? e cosa anch’essa molto importante, da dove?
Ma Babi non ha voglia di perdere tempo in futili chiacchiere.
– Come vado dai miei compagni? – chiede, e allo sguardo allucinato della ragazza aggiunge con un sospiro e un’aria di sussiego – Ce l’hai almeno un mezzo di trasporto?
– Veramente… avrei un’automobile un po’ vecchiotta, ma in questo momento è dal meccanico per una piccola riparazione. Doveva anzi consegnarmela qualche ora fa ma… – E intanto la sua mente va dall’altra parte della casa, presso il garage, alla bella ammaccatura a muro e macchina, ai cocci per terra… (Qualcosa dopotutto in comune ce l’hanno!)
– Hai allora un mezzo di comunicazione? “Telefono” mi sembra si chiami.
– Vu.. vuoi telefonare a casa? – Barbara ha rivisto per la terza volta il film E.T. proprio l’altro giorno!
Babi tende le braccia in avanti e in basso, con la palma volta in su, la testa che ciondola qua e là, emettendo sbuffi simili a gorgoglii. E’ senz’altro un gesto di vera sconsolazione! – Ma quanto sei sciocca!! – Se Babi fosse stato telepatico avrebbe potuto leggerle nella mente e capire almeno la sua sincera volontà di aiutarlo! – Chiamiamo questo meccanico, gli chiediamo se l’automobile è pronta e se sì, mi accompagni in un posto qui vicino dove ho appuntamento con i miei amici. Non penserai che mi lascino da solo in questo stranissimo posto vero? Quando gli ho avvisati che stavo avvicinandomi in modo irreversibile al pianeta – prosegue Babi in una specie di spiegazione – mi hanno seguito sul loro monitor e poco prima del mio impatto al suolo mi hanno comunicato il punto preciso in cui ci saremmo incontrati. E’ qui vicino, loro non possono atterrare qui, il loro veicolo è troppo ingombrante per questo posto.
Gira il capo fingendo di guardare attorno perché la ragazza non gli legga in faccia la verità: a lui non danno uno dei veicoli più grandi più sofisticati e quindi molto più costosi, il fatto che combini sempre guai è notorio.
– Beh, non serve telefonare, – fa Barbara – ho sentito ora la macchina della mamma che rientra. Posso chiederle se me la presta per un pochino così facciamo… – e mentre parla è già corsa via. Deve convincere la mamma a tutti i costi e allontanarsi al più presto, cosa può succedere se qualcuno vede il suo piccolo amico? (Decisamente i film fanno scuola!)
Ma la mamma sembra irremovibile:
– Assolutamente no! non so come fai, ma riesci a rompere tutto quello che tocchi. Sei un vero disastro per queste cose! come farei io domani? (dando cioè per scontato che assolutamente debba accadere qualcosa).
– Ma mamma, domani in ogni caso è pronta la mia! – e mentre le schiocca un bacione sonoro sulla guancia, le porta via le chiavi che tiene in mano. In un attimo è già dall’amico.
– Presto sali, e tieni giù la testa che non ti vedano.
– Vai piano! Mi raccomando sii prudente… Ma dove vai… a che ora torni… – giunge alle loro orecchie la voce trafelata della mamma che ha cercato di seguirla – Baby mi hai sentito? Baby… – ma sono già lontani.
– Babi? le hai detto di me?- fa il daxxxkxw.
– No, no, non temere, è il diminutivo del mio nome. Sai cos’è? – Non ottenendo risposta gira la testa verso il suo momentaneo compagno di viaggio. Babi è zitto, ma nel suo faccino c’è un largo sorrisone. Sì, lo sa; ma sa anche qualcosa di più, ha capito che loro due sono diversi, sì, ma che hanno anche tante tante cose in comune e se avessero più tempo per stare assieme diventerebbero senz’altro due amiconi.
Il luogo del randezvour è in effetti vicino, ci arrivano in poco tempo. Anche Barbara scende dalla macchina ma non può vedere granché dell’astronave perché è tutta avvolta in dense spire di fumo violetto e non può avvicinarsi di più perché ogni tanto emette sbuffi violenti di vapore grigiastro e puzzolente.
– Devo andare in fretta, prima che arrivino i tuoi amici. Ciao Baby. Grazie di tutto.
– Ciao Babi, è sicuro che non ti dimenticherò mai e poi mai!
I loro occhi si incontrano ancora per qualche attimo, i loro visi sorridenti restano girati uno verso l’altro mentre ognuno torna al proprio veicolo.
Torneranno entrambe verso le loro case e le loro famiglie. Vivono in mondi diversissimi ma un ponte è stato lanciato, un legame affettivo è stato stretto. Sono solo poco più di due cuccioli maldestri, ma rappresentano il futuro che è già arrivato!
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