LOIMWE 25-5-1935

LOIMWE  25-5-1935

Amelia mia carissima

            Questa volta ti scrivo da Loimwe, ove mi trovo da più di un mese per riposare un po’, non so quando te la spedirò perché la preparo intanto che ho tempo, certo sarà per l’occasione per mandare gli auguri per l’onomastico della mamma. Prima di tutto ti ringrazio del tuo ultimo scritto ossia gli auguri di Pasqua, in quella lettera mi sembri addolorata per il timore della guerra, ma benedetta perché stai là a fasciarti la testa prima che la si rompi? confida nel Signore, prega con fede e vedrai che tutto andrà bene.
Intanto dai giornali che mi hai mandati, appresi che le nazioni sembra siano andate d’accordo, non è vero? Confidiamo nella Divina Misericordia e cerchiamo da parte nostra di non essere, coi nostri peccati, la causa di tanto castigo. Noi tutte abbiamo pregato e pregheremo perché sia allontanato dalla nostra cara patria così terribile flagello.
Ed ora qualche notizia, per prima ti farò nota la grande gioia che ho provato, alcune settimane or sono,  nel sentire… indovini?… la radio. Per ora vi è soltanto un inglese che l’ha, ci ha invitate con tanta gentilezza e noi con altrettanta gentilezza ci siamo andate. Temeva che per il mal tempo non si avesse potuto sentir bene, invece siamo state proprio fortunate, all’ora fissata sentiamo una voce chiara che in pretto italiano annunciava: Dalla radio in S. Pietro, notizie. Immagina la nostra commozione, apriamo occhi e orecchie per ascoltare le belle novità di Roma. Colui che parlava era un Cardinale, manifestò la grande gioia provata dagli Eminentissimi Vescovi andati a Lourdes, per la chiusura dell’anno Santo. Indi la visita fatta al S. Padre dalla gioventù cattolica d’Austria, offrendole, in regalo, una automobile per la missione d’Africa, annunciò pure varie altre cose e chiuse con dire che alle ore tre il S. Padre avrebbe data la benedizione col S. S. implorando la grazia per tutti i suoi diletti figli. Noi avevamo le 10 di sera e credemmo bene andare a letto, perché era un freddo terribile, in conseguenza mi buscai un buon raffreddore, essendo stata seduta, durante la radio, vicino al caminetto ben fornito di legna.
Al giorno sette maggio vi fu la festa per il 25.mo del re d’Inghilterra. I shian non presero certo parte, non si disturbano che per il loro Budda ma quei pochi inglesi che son qui e i trecento soldati indiani vollero fare un po’ di fracasso e, fra le altre cose, diedero, alla sera, un piccolo trattenimento all’aperto. Quindi anche noi fummo invitate. Un grande piazzale fu il posto del trattenimento dato dai soldati. Quattro pire furono accese ai quattro punti cardinali e i giocatori erano illuminati dai fari delle automobili. In prima fila, con noi, erano seduti (sta bene attenta) il fratello del principe ereditario, il sopraintendente, il dottore, due capitani, il tesoriere, l’ingegnere, il ministro protestante con la sua degna consorte, tutti europei che ogni momento si alzavano per domandare ora all’una ora all’altra, se avevamo freddo, se piacevano i giochi, immagina tu la nostra prosopopea!!! Vi furono prima le corse con i cavalli, poi una ginnastica scolastica ma fatta così a tempo che era un piacere vederla, seguirono balli indiani, indi l’assalto ad un villaggio. Questo fu un vero colpo d’occhio. Il villaggio finto, un capannone, era posto in fondo alla vallata. Ad un segno, una zufolata, i malfattori di questo villaggio, uscirono e a gruppi cantando e ballando davano principio ai loro disordini. Una squadra di soldati si staccò dal gruppo e col fucile spianato, rasando il suolo cominciò la catena che doveva circondare il villaggio, indi si mosse una seconda squadra, poi una terza, e così di seguito, fino a tanto che formarono un circolo. Ad un tratto si sentì un sonoro comando, tutti i soldati furono in piedi e di corsa raggiunsero i malfattori e li legarono tutti e a fucilate diedero fuoco al villaggio, tutti i prigionieri compresa la loro sorte mandavano urla di disperazione che si confusero con i battimani. Per ultimo vi fu una ginnastica a passo marcato, di tutti i soldati con in mano una torcia, spensero i fanali dei quattro automobili, immagina la bellezza, veder girare 300 fiaccole in tutte le direzioni, per ultimo, sempre marciando, presero il loro posto formando la corona reale, posero nel mezzo il ritratto del re e fu finito suonando il suo inno. Noi stavamo per andar via, quando il capitano maggiore venne ad invitarci per il caffè, non potemmo rifiutare, ci accompagnò sotto una tettoia provvisoria, nel mezzo vi era un bel tavolo fornito di ogni qualità di dolci, ma la cosa più degna da narrarti è questa. Come ti dissi di donne eravamo solo noi suore e la moglie del ministro protestante, vecchia missionaria anche lei, trovandosi qui da vari anni, quindi essa pure doveva essere oggetto della gentilezza e premura di quei signori, la cosa invece non fu così, la preferenza fu tutta per noi, andavano a gara per servirci le cose migliori, lasciando la povera ministressa da sola in un angolo, chissà con quanta sua rabbia, non potendo soffrire il nostro lavoro di propaganda e la nostra buona stima che godiamo presso questi impiegati inglesi, valesse almeno questo a farci riacquistare un po’ di buona opinione perduta, per le continue calunnie che questi protestanti, a guisa di zizzania seminano fra queste popolazioni.
Ed ora ho finito la mia lunga chiacchierata, ti ho forse stancata? Con gli auguri della mamma unisco anche i tuoi sebbene un po’ anticipati, per il tuo compleanno, cara la mia Amelia, come diventiamo vecchie! Io te ne auguro altri 48 pieni di grazie celesti, circondata da una buona schiera di nipotini, qualcuno anche, o qualcuna consacrati al Signore, bel augurio non è vero? Che il buon Dio esaudisca questi miei voti. Come vanno le cose in famiglia? Se c’è qualche novità ti prego fammela sapere. La mia salute su e giù è sempre uguale, chissà che questo tempo di campagna abbia a farmi bene. Salutami tanto Antonia e suo marito, la buona Rita così pure il suo fidanzato e Attilio. E i miei cari cinque nipoti come se la passano? A ciascuno in particolare il mio cordiale ed affettuoso saluto. A Loimwe ci siamo fatta la fotografia, ma non è ancora sviluppata, se riuscirà bene te la manderò. Ricevi intanto un’infinità di baci ed abbracci che con tutto il cuore ti manda la tua sempre più che aff.ma sorella suor Andreina

Un saluto alla Signora Marzari, e Luigia.

Grazie tante tante dei giornali.

Competenze

Postato il

febbraio 17, 2018

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