Mia sempre carissima Amelia
Eccomi dunque mia cara ricambiarti il tuo lungo letterone che forse in generale non ti ricorderai più cosa m’hai scritto, sono così anch’io alle volte ricevo delle risposte che non comprendo a che cosa alludono perché non ricordo più che cosa ho scritto, è tanto il tempo che passa fra l’andata e la venuta che è impossibile tenere a mente tutto, non è vero? La tua carissima però l’ho qui sotto i miei occhi perciò cercherò d’essere esatta nel rispondere a tutto.
Ho sentito quanto hai avuto caro il mio piccolo regalo, cosa da poco ma immaginati con che cuore l’ho lavorato. Sono contenta che il parroco di S. Felice t’abbia aiutata a mettere a posto il tuo Sergio, però se un’altra volta hai ancora bisogno d’essere aiutata con qualche piccolo scritto, fammelo sapere che sarò ben contenta di potertelo fare.
Ti dai della sfacciata perché mi hai domandato un libricino come regalo ma ti sembra che queste siano parole da indirizzare alla tua rispettabile persona? Guai a te se le ripeti un’altra volta. Spero a quest’ora avrai già ricevuti i miserabili libretti, t’assicuro che non ne aveva di migliori, se potessi trovarne qui ben volentieri li comprerei ma purtroppo qui non si trova … che corruzione e vizi.
Continuando la tua carissima mi descrivi la tua gita a Verona, (mio primo campo di lavoro come suora di carità) e a quanto sembra non hai avuto tempo di girare, è una città abbastanza popolata ed allegra non è vero? Noi andavamo sempre a passeggio con le ragazze, perciò l’ho girata abbastanza, godo nel sentire che ti sei divertita e come già ti scrissi, se ti capita ancora l’occasione va con libertà, fino a quando non c’è peccato si può divertirsi, non sei mica una suora di clausura. Ho ricevuto la anche lettera di Gina deve essere proprio una brava ragazza, le ho già risposto.
Ed ora passo ad una nota ben più dolorosa. ho sentito riguardo ad Antonia, hai fatto bene a scrivermi, io ero proprio molto lontana dal solo pensare cose simili, sembra neppure vero che si sia ridotta a quei termini, lo credo perché me lo dici tu. Povera ragazza, ossia povera donna! perché anche lei ha la sua bella età, in quali mani sono quei poveri figli, cosa mi dici mai di Attilio, è talmente impossibile che abbiano a riuscir bene con simili educazione ed esempi, quanta responsabilità davanti al Signore, quale rendiconto dovrà dare. Soltanto adesso immagino la tua penitenza nel vivere in quella casa e la tua gioia nel ritornare con la nostra vecchietta. Mi rincresce ch’io non posso far niente se non che pregare acciò il Signore le faccia capire il suo modo d’operare. Tu cerca di dimenticare i torti avuti, ne avrai certamente la ricompensa. Mi fa pietà quel povero uomo, chissà quanto patisce fisicamente e moralmente, ma che vada all’ospedale almeno sarà più curato, per Natale manderò loro due righe, sebbene veda poco importano i miei scritti, Rita prima mi scriveva qualche volta, ora non so quanto sia non ricevo sue notizie, ed ora anch’io qui faccio punto e passo ad altro.
Riguardo la tua lettera aerea ti ho già informata.
Sento gli orrori della Spagna, è proprio il caso di dire che diventano matti. Ieri sono andata a far visita alla figlia del Saboà che è ancora qui ammalata con la sua mamma, vi era presente il dottore e parlando giusto dei disordini in Europa, mi diceva che Mussolini ha una voglia matta di far guerra all’Inghilterra, è pronto col zolfino acceso per attaccarlo alla miccia. Questi inglesi parlano veramente con disprezzo del nostro Duce, noi naturalmente, come religiose, bisogna star fra le quinte, abbiamo l’ordine dalla R. Provinciale di non questionare su queste cose, chissà altrimenti quante volte avrei attaccato briga.
Continuo ancora la tua lettera, dici di saperti dire se dove mi trovo passano areoplani, se sono vicina a qualche radio, o al telefono. Ti rispondo. Di areoplani finora qui non ne passano mai, però il successore del Saboà, che non può essere tale per tre anni per castigo, (e che oggi mi ha mandato un bel cesto di aranci del suo giardino) parla già di preparare un piano a poche miglia da qui per far atterrare gli areoplani, non so però quando si avvererà la cosa, perché sono avari e quando si tratta di spendere fanno i sordi. Quando la cosa sarà a posto te lo saprò dire così tu potrai dare una scappata… La radio l’aveva in casa l’ingegnere anzi ci ha anche invitate a sentirla, ti ho già scritto ma forse non ti ricordi più, abbiamo sentito la predica d’un Vescovo a Lourdes, ora quell’ingegnere è cambiato e della radio non so più niente. Il telefono è a Keng-tung, ma non so fino a quale distanza si possa parlare. Quando fu qui la Provinciale la prima volta, arrivata a Takò ossia 7 giorni da Keng, andai io a salutarla al telefono, ma fu quella la prima e anche l’ultima volta. C’è anche il telegrafo e questo anche per l’Italia. Alla nostra morte per esempio, la Provinciale telegraferà alla Rev.ma Madre Generale e questa avviserà subito la famiglia.
Ed ora ho finito di rispondere alla tua lettera, comincerò darti qualche mia notizia. Per prima ti presento i miei auguri per il S. Natale, in un alla tua cara famiglia. Le solite cose, i soliti auguri ma pur sempre cari, non è vero? Gesù dunque vi benedica con le Sue grazie e benedizioni, vi aiuti e vi dia salute e lavoro. Chissà che Natale passerò quest’anno, quanto piacere provava a trovare nel piatto, alla notte, la posta, e poi il teatro la sera, giù sarà silenzio perfetto e quiete, pazienza, tutto per amore del Signore, non avrei proprio nemmeno immaginato che mi fosse riserbato un futuro simile. Qui a dirti il vero non ho notizie straordinarie da dirti, la ruota gira sempre ugualmente, è finita la stagione delle piogge e le giornate sono splendide, si odora il profumo dei pini che circondano la nostra casa, si vedono le montagne coperte di verde, e in basso il lago che invita a una piacevole gita in barchetta, ma purtroppo questa non c’é. Il mese scorso vi era un tronco d’una pianta che funzionava da gondola di traghetto ma fu tolta per un infortunio toccato a noi. Non so se ti ho detto che poco lontano dalla nostra casa vi è un catechistato ove una quarantina di ragazzi grandi studiano per fare il catechista nei villaggi. Non hanno niente a che fare con noi, però son tutti cristiani, anzi gli unici di questo posto. Ogni sabato andavano a fare il bagno nel lago, con la proibizione però di andare a nuotare perché in certi posti è molto profondo. Tu sai quanto è facile trovare il difetto della disobbedienza nella gioventù, quello che doveva sorvegliare gli altri, neppur capace di nuotare, si arrischiò ad andare con un altro, in quella misera barchetta e attraversare il lago, ma nel ritorno quando mancava poco ad arrivare alla riva, quello che sapeva nuotare cominciò a saltare e ballare fino a tanto che la barchetta fu piena d’acqua e si rovesciò. Il povero Cianù, così si chiamava il più vecchio, vedendosi in pericolo, chiamò aiuto, qualcuno dei suoi compagni capaci di nuotare si gettarono nell’acqua e lo raggiunsero ma essendo già mezzo fuori dei sensi si aggrappava al collo di quei ragazzi che essendo loro più piccoli mancava loro le forze. Prevedendo che essi pure sarebbero morti con forza si svincolarono e lo lasciarono andare a fondo. All’altra sponda vi erano tanti indiani tutti buoni nuotatori ma nessuno si mosse. Quanto mai poco sentono la carità! In quel momento passava di là il Sopraintendente e diede ordine a 5 uomini di cercare il corpo, mentre un ragazzo correva a casa ad avvisare il padre. Immagina il dolore di tutti noi, noi suore siamo andate subito colà e dopo una bella ora lo trovarono, era proprio il più bravo e il più buono, quanto mai si fa in fretta a morire!!
Spero che questa mia ti trovi in buona salute così pure tutti quelli da casa, io son sempre uguale, sebbene mi dicano che sia diventata un po’ più grassa, a dirti il vero m’importerebbe poco rimanere magra se mi stesse via almeno il mal di testa con questo, lo scrivere e lo studiare mi riescono pesanti. Mi dirai studi ancora? Sì mia cara quel benedetto inglese che è pieno di eccezioni, quando credi di aver imparato qualcosa t’accorgi che non sai nulla perché leggendo e scrivendo non ne indovini una tante sono le eccezioni, non avrei mai pensato che quasi a 50 anni avrei dovuto riprendere il sillabario.
Ed ora, mia cara addio, salutami tanto Giacomo, presentali i miei più cordiali auguri per un santo e felice Natale non che un più felice anno nuovo. E Sergio? Continua ancora ad andare a lavorare? spero come tu mi dica abbia potuto trovare il posto che desideravi per lui.
Ti prego, scusami del disturbo, di spedirmi questa lettera alla Sign.na Santina, quanto mai è buona e cordiale!
Ciao, Amelia carissima ti mando un saccone di baci ed abbracci, ricordiamoci entrambe del Signore, mentre ti prego a credermi sempre tua aff.ma sorella missionaria Sr. Andreina.
Scusami di quello che ho scritto a Gina, spero non ne avrai a male. Ho tanto sognato una nipote suora!!!
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