LOIMWE 16-10-1937
Pregiatissima Sign.ina Santina
La mia indimenticabile Amelia mi mandò la cartolina con la quale lei si congratulava e partecipava in spirito alla festa celebrata nella ricorrenza del mio venticinquesimo di vita religiosa. Grazie del gentil pensiero e degli auguri, voglia il signore esaudire i suoi voti. Molti m’hanno augurato di poter ritornare in patria e riabbracciare ancora una volta i miei cari, ma a dirle la verità, sebbene ne abbia un ardente desiderio pure troverei delle difficoltà, la maggiore delle quali sarebbe un secondo distacco. Dicono che per venire in missione bisogna avere una rotella, per tornare, dopo l’aver provato, ne abbisognano due. Naturalmente la vita missionaria è più che bella ma per quelli che ne hanno la vocazione, poiché con questa Dio dà la sua grazia speciale. Se sapesse quanta soddisfazione si prova quando si riscatta qualche anima!
Quest’anno il signore me ne ha mandato diverse. E’ andata male la piantagione di riso e non avendo altro che questo da mangiare ne morirono una quantità. Alcuni sapendo che c’erano le suore che gli avrebbe aiutati, abbandonarono la loro casa e vennero da noi. Presentemente ho qui una vedova con due figli, erano tre la più grande morì di fame per la strada, la povera donna era veramente uno scheletro faceva impressione a guardarla, ora comincia a ristabilirsi, le ho dato subito un buon tonico e cibo abbondante, i figli pure hanno cambiato faccia e mi sono riconoscentissimi. Ho qui pure una cinesina vendutami da suo cognato per quattro rupie (lire 28), avrà circa tredici anni, bisogna sentire quanto ha sofferto questa bambina. Da un mese non si nutriva che di patate rubate e di frutta selvatica. Sua sorella aveva un po’ di riso ma per tema non bastasse per lei e per suo marito, lasciava priva lei che lavorava tutto il giorno e se non lavorava erano bastonate. Ora è felice e dice che non tornerebbe più a casa sua neanche se le dessero tutto l’oro del mondo. E quanti altri si son fatti dei nostri per un pugno di riso! A quanto pare anche il riso di quest’anno non è tanto bello, povera gente quanto soffre e i più soffrono senza nessun guadagno essendo privi del gran dono delle fede. Oh! pregiatissima signorina, raccomandi al Signore queste povere anime, faccia pregare anche i suoi bambini a questo scopo, Lui infinitamente buono, certamente l’esaudirà.
Mi torna più gradito il sentire che tiene sempre corrispondenza con la mia diletta Amelia e tutti di casa, più il tempo passa e più mi sento a loro unita, è una falsità quella che dicono che i religiosi dimenticano e non amano i proprio congiunti.
Spero che questa mia la trovi in buona salute, mentre io l’assicuro che la ricorderò sempre nelle mia povere preghiere. Scusi inoltre del disturbo che sto domandandole, il favore d’impostarmi questa lettera, il Signore la ricompensi. Sempre mi sarà gradito un suo scritto. Di cuore la saluto e augurandole ogni bene mi creda di lei aff.ma
suor Andreina missionaria in Birmania
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