Premio Letterario Internazionale “Città di Lisbona” 2005 / Terzo Premio
XIII Premio Letterario Internazionale “Città di Lerici” 2005 / Primo Premio
Camminavo adagio lungo i corridoi luminosi e le sale numerate del museo di Arti e Scienze Antiche. Locali enormi e sempre affollati. Le opere esposte rappresentavano il meglio dell’arte di ogni genere e luogo e di ogni epoca passata fin dove arrivava l’umano ricordo. Erano tutte accuratamente catalogate e disposte in bell’ordine su file interminabili di ripiani ognuna col suo nome scritto a fianco, il materiale con cui erano state eseguite e il periodo storico al quale appartenevano.
Il museo era ovviamente immenso e a dire il vero io cominciavo ad annoiarmi, così saltai interi reparti. Mi ritrovai a un tratto in un locale che a prima vista appariva un po’ più trasandato degli altri. Sapevo che questo era impossibile, ma vi assicuro, era questa l’impressione che dava. Poi capii: erano oggetti di cui non si conoscevano molti particolari o non erano identificabili, quindi le diciture erano più piccole, erano disposti in modo più ravvicinato gli uni agli altri, non c’erano “pezzi speciali”, e naturalmente la sala, a parte me, era deserta. E proprio per tutto ciò si ridestò il mio spirito e si ravvivò la mia curiosità.
Lessi divertito uno degli scritti informativi: “Oggetto di uso non identificato; in parte di lavorazione artigianale; composto da materiali differenti, dalla plastica morbida a quella filata e tessuta; non databile ma giudicata comunque molto antica. Si presume potesse servire da modello per le prime prove sperimentali di androidi antropomorfici.” Sorrisi. Era una bambola! una semplice vecchia non più usata normalissima bambola.
Come lo sapevo? Io che non ricordo più né il mio tempo né il mio luogo d’origine, io l’avevo vista, o più esattamente, ne avevo viste di simili quando erano ancora in uso, migliaia di anni fa, proprio così come, quasi con nostalgia, ora vedevo questa.
Com’è possibile la mia esistenza? A essere sinceri non lo so. Sono uno sbaglio della natura, che a guardar bene, è la cosa più fallibile. Così come una volta, quando esistevano ancora animali in libertà, talvolta ne nasceva uno completamente bianco; così come c’erano bambini con visibili menomazioni… ecco, così sono io, uno sbaglio. Un tempo, tanto tanto lontano che nemmeno io ricordo quando, sono nato, poi come tutti sono morto, ma solo per ritrovarmi in un altro corpo.
Passando davanti a una superficie lucida guardai la mia immagine riflessa; ne ho viste talmente tante e così totalmente diverse le une dalle altre che non ne tengo più conto e spesso nemmeno le considero. E’ successo talvolta che guardandomi in uno specchio (mi viene quasi da ridere) non mi sono riconosciuto. I miei vari corpi oramai sono solo involucri; li tengo bene e in efficienza, ma niente di più; contenitori per il mio spirito. Questo, sono veramente “io”. Mi sembra di sentirvi dire: “Non sei forse l’esempio più classico della reincarnazione?”. Ma certo! però pensate ce ne siano molti che ricordano perfettamente ogni particolare delle precedenti vite? Se ne conoscete uno vi prego, presentatemelo, mi sentirei meno diverso e solo. Già dopo i primi giorni di ogni mia nuova vita sono in grado di capire il mio presente e di ricordare il mio passato, e vi assicuro è una faticaccia comportarmi come ogni qualsiasi poppante. Per fortuna sono aiutato dall’ormai centenarie esperienze. I miei genitori? di volta in vota cambiano naturalmente, e loro sono “normali”, non ricordano. E per fortuna nessuno capisce niente di me. Oramai non faccio più caso nemmeno a loro; salvo qualcuno, passano fra le spire del mio tempo lasciando un segno minimo, che spesso non riesco a rintracciare. Ormai nessuno ha più niente da insegnarmi, non ci sono più per me nuove sensazioni, nuove emozioni. Solo raramente, qualcosa tocca la mia mente ormai satura; come questa sala ad esempio, semi abbandonata, con questi reperti trovati chissà dove e le loro assurde descrizioni. Mi fanno sorridere. E ormai succede così di rado!
Oh, da principio me la sono goduta! Certo le prime volte sono state traumatizzanti, ma poi! Ho saputo far buon uso della mia esperienza e delle conoscenze che andavano accumulandosi; ho raggiunto posti di prestigio, la ricchezza, il potere. Ma ora ho già provato tutto. E’ passato troppo, troppo tempo. Mi chiedo talvolta se avrò mai una fine. Sono arrivato a sperarlo. Forse questa apatia in cui sto sempre più cullandomi è un segnale; forse un giorno mi sdraierò e guardando le stelle che malgrado il mio tempo sembrano immutabili, mi addormenterò per mai più risvegliarmi.
Continuando a vagare per la sala giunsi davanti a un pezzo di pietra vagamente scolpita a rappresentare una forma animale quando il mio comunicatore da polso ha cominciato a vibrare. Trovandomi là da solo non esitai a rispondere alla chiamata. Nel piccolo video uscì l’immagine di un bell’uomo ancora giovane ma dall’aria stanca; la sua voce era piacevole e i modi gentili. L’ascoltai con attenzione e crescente eccitazione. Alla fine del suo breve racconto non sapevo proprio che dire (e non succedeva forse da secoli). “Come? che dice? Davvero! Beh, certo, possiamo incontrarci. Se le va bene ci vediamo domani davanti all’ingresso di questo museo. Bene, fissi lei l’ora.”
Ecco! sono rimasto sveglio tutta la notte e ho scritto quanto sopra tralasciando il finale: il nostro incontro e ciò che ne verrà dallo scambio delle nostre esperienze, li scriverò al mio ritorno. Fra qualche ora vedrò il mio strano interlocutore e non so cosa potrà succedere. Lui sì! Lui lo sa già! perché lo ha già letto! Lo ha fatto nella sua vita passata. Perché lui viene dal futuro. Se mai scrivesse il racconto della sua vita, sarebbe senz’altro più interessante della mia! io proseguo nel tempo, lui va a ritroso. Ha già letto quindi questa storia che io sto ancora scrivendo, ha compreso perfettamente i miei problemi, e desiderando anche lui incontrarmi ha atteso in questa sua vita attuale il momento giusto, e mi ha chiamato.
Che succederà fra qualche ora? troveremo assieme il modo per porre fine a questo tipo di esistenza che pesa a entrambi? Forse potrà nascere un’amicizia che non dimenticheremo all’infinito, accomunati come siamo da questo strano destino, ma potremo trovarci solo durante questa vita, poiché la prossima, io farò un passo avanti nei gradini del tempo, lui lo farà indietro.
Certo che questo incontro ha risvegliato tutti i miei istinti assopiti. Quante domande ho da porgli, su lui, su me, su tutto! Ma mi risponderà? Potrà e vorrà aiutarmi nel mio problema?
Questo, in particolare, mi fa molto dispetto… Lui lo sa già.
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