XI Premio Letterario Internazionale “San Marco” Fi 2004 / Secondo Premio
IL BALLO DEGLI INNAMORATI
Avete mai visto il ballo dei colombi innamorati? Sì, certo! in quasi tutte le piazze esistono colombi, che al tempo opportuno s’innamorano e nel corteggiarsi tubano ballando.
Pochi però sanno come sia nata questa danza d’amore. Ma io sono nata a Venezia e qui, è risaputo, di colombi ce ne sono veramente tanti ovunque. Un giorno andando con la mamma a passeggio, dopo una stretta calle una fondamenta assolata e un ponte storto, sbuchiamo in un campiello con un pozzo al centro, lì mamma incontra un’amica. “Ciacola ti, e ciacola mi”, il tempo passa senza che le due “comari” accennino minimamente a smettere. Io naturalmente mi annoio da morire a stare a sentirle, così per farmi aspettare ancora un po’ tranquillamente mi comperano nel vicino negozio un sacchetto di granturco da dare ai colombi che oziano lì intorno. Comincio col gettare qualche chicco qui e là restando poi a osservare gli uccelli che quasi si azzuffano per prenderli. Sempre affamati e ingordi i colombi!
Noto che uno, per niente bello, magro e malconcio, non riesce ad afferrare un solo chicco di grano, sempre sopraffatto dai compagni più grossi e più sfacciati di lui che quasi mi vengono a mangiare direttamente in mano. A lui va tutta la mia compassione e la mia simpatia.
Mi metto allora a correre su e giù gridando e anche se la mamma mi blocca subito, ho già raggiunto il mio scopo: i colombi sono fuggiti spaventati. Tutti mano uno, il piccoletto, già da prima rifugiatosi in un angolo lontano, non sentendosi minacciato è rimasto, anzi, se ne sta col capino storto a guardarmi con aria commiserevole evidentemente credendomi caduta in preda ad improvvisa pazzia. Mi avvicino piano piano, gli getto qualche chicco per conquistare la sua fiducia, poi ancora e ancora, fino a finire l’intero sacchettino. A questo punto mi siedo sul gradino attorno al pozzo ad aspettare che quelle due chiacchierone finiscano, sicura che continuando così fra un po’ mi sarei divertita a vedere le loro lingue disseccate staccarsi con un colpo netto o come minimo a vederle gesticolare come forsennate per aver perso totalmente la voce. Me ne sto un po’ così, sconsolata perché niente di ciò sembra accadere, quando il colombino, che evidentemente capisce bene i bambini, dapprima guardingo, poi sempre più sicuro, mi si avvicina per ringraziarmi per il grano e per la simpatia; e per tenermi compagnia mi racconta una storia che mi assicura parla proprio dei suoi diretti antenati:
Gugu è un “bello da sballo!” E’ più grande e robusto della media dei colombi maschi senza però nulla togliere all’aspetto aerodinamico della sua specie. Le sue ali forti gli permettono di volare e di giocare col vento più a lungo dei suoi compagni ed egli ne approfitta per compiere spericolate acrobazie per stupire incantare e far innamorare di sé tutte le giovani che incontra.
E’ senz’altro il più “macho” fra i colombi che bazzicano Piazza San Marco e dintorni. Ogni volta che scende a terra davanti alla grande basilica dà spettacolo di sé a beneficio degli innumerevoli turisti: sbatte le ali, apre a ventaglio le lunghe penne caudali e avanza con pomposità da smargiasso trascinandole raso terra come fossero lo strascico del manto di un re. Alza e abbassa il capo creando un riverbero con le lucenti piume del collo dai colori che vanno dall’azzurro all’indaco al viola. Si pavoneggia andando avanti e indietro tubando con toni gutturali. Le foto che gli scattano non si possono contare.
Poi, compiaciuto di sé e sazio del grano che inevitabilmente gli gettano quale ricompensa per le sue “performance” si alza in volo e ritorna al suo nido fra le colonne e il tetto di un nobile antico palazzo e per ore racconta agli amici le sue avventure.
Ghiù è snella, elegante nell’aspetto e nelle movenze, graziosa e simpatica ma (ahimè!) tremendamente timida. E’ innamoratissima del bel Gugu ma non riesce proprio a trovare il coraggio per farglielo capire. Giorno dopo giorno lo vede pavoneggiarsi e civettare con le sue compagne, e si strugge per lui:
– Gugu, o amore!
– Gugu, o passione!
– Gugu, o dolce dolore! – Piange la piccolina sottovoce.
Ma un giorno, però, volando lì accanto, il colombo dongiovanni ode quel pianto ritmato che suona alle sue orecchie come dolce musica e vola in tondo per capire da dove proviene. Vede così la colombina e ne rimane incantato.
– Ghiù, che grazia!
– Ghiù, che linea!
– Ghiù, sei la compagna per me!
Le si posa vicino, la corteggia, e quindi la invita a volare con lui fino a San Marco per dichiararle il suo amore davanti alla Basilica.
E nella piazza più romantica del mondo si scambiano reciprocamente tenerezze e frasi gentili:
– Gugu, mio caro!
– Ghiù, mia cara!
– Gugu, mio amore!
– Ghiù, per sempre!
E così tubando battono le ali, si toccano col becco avanzano e arretrano girandosi attorno. Sembra una danza!
Ai parenti e agli amici accorsi per festeggiare la giovane coppia e a tutti quelli lì attorno, la cosa piace molto e assieme eseguono in grande allegria il nuovo ballo inventando lì per lì variazioni di passi e di frasi ora dolci ora molto appassionate.
Da quel giorno la danza di Ghiù e Gugu viene eseguita da tutte le coppie di colombi innamorati in tutte le piazze dove vivono e spesso la canticchiano anche quando sono nel loro nido.
E questo tubare, che a dire il vero alle nostre orecchie può sembrare un po’ monotono e ripetitivo, mi ha assicurato il mio amico colombino, è per le giovani coppie di innamorati quanto di più romantico possa esistere al mondo!
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