IMPARARE L’INGLESE 1993-01-18
Per favore, concedetemi qualche minuto di silenzio: devo fare una “sviolinata”. Non un concerto, né un’intera sonata per archi e orchestra; piuttosto una “toccata e fuga” giusto per far capire quello che penso.
Di cosa sto parlando? Cerco di dire nel modo meno ossequioso e petulante un “grazie” di cuore al professor Voi, con l’aggiunta di un “ci scusi tanto!”
Provate a pensare a un gruppetto di donne, quasi tutte casalinghe. Ora immaginatele sedute attorno a un tavolo. Ci siete? Aggiungetene qualcuna, fino ad arrivare a più di una decina; state ad ascoltare… Che brusio! che cicaleccio! Attirate gentilmente la loro attenzione e… cercate di insegnare loro l’inglese. Perché? Perché è questo che succede due volte la settimana.
Perché uso il verbo “cercare”? Potrei dire anche “provare” o “tentare”, è indifferente; una cosa però è certa, per noi “allieve” un verbo solo è giusto: “capire” preceduto da una negazione scritta tutta in maiuscolo: “NON capire”!
Per quanto bravi siate nell’insegnare, tanto difficile è per noi l’apprendere. Spero di no… ma forse è una cosa inversamente proporzionale all’età (e noi siamo più o meno tutte attorno agli “-anta”).
Povero professore, quanta pazienza! Quante volte deve ripetere le stesse regole (che molto probabilmente saranno semplicissime), poi girare attorno lo sguardo e vedere solo facce stupite: “Come? è così che si fa? Sì, sì, ho capito!” Già! per tre, forse cinque minuti, poi è tutto scordato e si ricomincia daccapo con i nostri “orrori” grammaticali e di pronuncia.
Siamo tutte attorno a un tavolo, dicevo; si fa il giro leggendo, poi… arrivano le domande!
Siete in grado di immaginare degli scolaretti timidi davanti al professore? Riuscite a “vedere” gli effetti che l’interrogazione ha su di loro? faccia paonazza, occhi sbarrati, vocina flebile e titubate… Spiaccicatela sul viso di una donna sugli -anta. Può far ridere! “Com’è che non capisco!? Perché non so rispondere? Ma proprio a me questa domanda difficile, quelle che ha fatto alle altre le sapevo proprio tutte!” Quasi quasi vien da piangere. A noi! Figuriamoci al professore!!!
Poi sorride e con tanta pazienza e gentilezza spiega tutto una volta ancora.
Un’amica ha detto: “Gli regaliamo il classico maglione senza maniche, tanto le braccia gliele abbiamo fatte cadere da un pezzo.”
Per fortuna non siamo tutte così malandate, qualcuna di bravina c’è a tirar su di morale il povero insegnante.
A questo punto è giusto, vero? “grazie” e “ci scusi” ci stanno davvero bene.
Ma non è un assolo di violino: è un coro (magari a bocca chiusa, perché siamo timide) cantato da una quindicina di “piccole donne” che due volte la settimana cercano, tentano, provano, ma quasi mai riescono, a imparare bene qualcosa della lingua inglese.
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