KENG-TUNG 15-2-1933

Mia carissima Maria

            Se tu avessi veduto la mia felicità nel ricevere la tua lettera certamente saresti stata persuasa del mio perdono per il tuo lungo silenzio, dunque pienamente d’accordo purché tu mantenga la tua promessa e scrivermi qualche volta di più. Sta pur tranquilla che non ti ho dimenticata, e tengo presente vari episodi della tua fanciullezza, le mie ragazze ti conoscono per fama, poiché parlo sempre a loro di voi. Con grande piacere ho sentito che avete deciso il giorno del vostro sposalizio, ne ringrazio di cuore il Signore e Lo prego a concedervi tutte le grazie che abbisogni per il tuo nuovo stato, prima dell’epoca ti scriverò ancora.
Come avrai sentito dalla mamma, abbiamo cambiato Superiora, dopo 17 anni!! Immagina il nostro dispiacere, era abbastanza in età e per noi era come la mamma, anche per le altre tre comunità, è stata lei che ha dato sviluppo alle nostre opere sembrava proprio che dovessero lasciarla morire qui, ma il Signore ha disposto altrimenti, bisogna sottomettersi alla Sua santa volontà, sono questi i maggiori sacrifici della vita religiosa, avendo promesso, a noi Sue spose, un gran premio, bisogna che facciamo il possibile per meritarlo, non è vero?
Qui l’industria va sempre più progredendo, che differenza dai primi tempi! Ora non si sentono che automobili a girare tutto il giorno, s’incontrano biciclette, s’innalzano palazzine, quasi tutti portano le scarpe, le donne vengono da noi a farsi fare i giasè di lana, mentre prima portavano i loro corpetti imbottiti di bambagia, nella religione soltanto non vogliono migliorare e nei costumi, a questo riguardo vivono ancora come le bestie. nelle tue preghiere ricordati di questi poveri infedeli.
Addio, carissima, stammi bene, da parte mia ti raccomando in modo speciale al Signore, salutami tanto Giovanni, domandale se vive in un eremo, non so proprio nulla di lui. Di nuovo ciao, t’abbraccia di cuore, tua sempre aff.ma sorella missionaria suor Andreina.

Pregiatissimo Sig. Aldo (mio futuro cognato)
Grazie della di lei bontà nel farmi conoscere la data dello sposalizio, è vero che è ancora un po’ lontana ma il tempo vola e verrà presto anche quel giorno. Voglia il Signore renderli entrambe felici è questo il mio voto. Lei fortunato se riuscirà andare a Roma, è degna di vedere, io ci sono stata venti giorni con altre sorelle, prima di partire per l’India, vi è una comunità delle nostre suore, proprio vicine al Vaticano, anzi teniamo ancora corrispondenza, se le cose andranno proprio come hanno deciso, me lo faccia sapere, che le manderò l’indirizzo, unendo un mio scritto.
Nella di lei carissima, mi domanda se è misteriosa l’India. A dirle il vero noi suore siamo poco sperimentate perché non si gira tanto come i missionari, però certi usi e certe avventure che si direbbero romantiche ne conosciamo anche noi. Per esempio una bambina che adesso è nel nostro orfanotrofio, racconta che lei il padre e un fratellino furono scacciati dal villaggio perché dicevano indemoniati, erano sempre ammalati. Il povero uomo, sempre con febbre, si trascinò nel bosco e si accomodò sotto una pianta, lui era ammalato ma i bambini piangevano dalla fame, si cibavano solo di frutti selvatici. Passarono così vari giorni, una sera mentre stavano per coricarsi udirono il ruggito della tigre, che fare? Il padre consigliò di salire sulla pianta, lui tanto stava per morire, e così fecero e non ostante la paura e la fame dormirono tutta la notte. Alla mattina il primo a discendere fu il più piccolo che trovando il padre immobile e freddo chiamava con insistenza la sorella. Questa un po’ più grande capì che era morto e dopo alcune lacrime tentarono di seppellirlo, ma come fare la fossa senza alcun arnese? Tentarono di muoverlo ma fu loro impossibile, dovettero rassegnarsi a lasciarlo dissotterrato fino a che nauseati dal fetore fuggirono. Dopo due giorni di cammino arrivarono da noi, il bambino morì, ma la ragazza vive ancora.
Che le sembra di questo fatto? Non le sembra di leggere le leggende? Eppure è realtà, e quanti ne potrei raccontare di simili, un’altra volta le spiegherò qualche altro uso, se a lei interessa. Intanto abbia i miei più cordiali saluti e felicitazioni. Ami e renda felice la mia Maria, quando era a casa era l’oggetto delle mie cure, la buona vecchia, sorella della nonna che l’ha allevata diceva sempre: Te a racomando, vardighe ben.
Di nuovo saluti da chi la ricorda, suor Andreina C.

La posta aerea arriva precisa di quella per mare, un mese giusto. Lei la spedì il 30 novembre, m’arrivò al 30 dicembre. Amelia fece pure una prova, me ne spedì due in un medesimo giorno, una per mare e l’altra aerea e arrivarono entrambe nel medesimo giorno.

Competenze

Postato il

febbraio 16, 2018

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