AUTOBIOGRAFIA 10-12-1991
C.E.E (Casa Editrice Europea)
FAIDATE
ME
PREFAZIONE
LIBRO I (e ultimo) ROMANZO BREVE (per fortuna)
AUTOBIOGRAFICO (cioè egocentrico)
SCRITTO da STEFANIA (il cognome non serve)
NEI SUOI 4O ANNI (anno più, anno meno)
I EDIZIONE (e certamente ultima)
FINITO IL 1O. 12. 1991
N.d.A. Non so mai come usare le parentesi, allora ho deciso di metterle tutte all’inizio.
Così non ci penso più!
INTRODUZIONE
Non dovete chiedermi ne’ perché ne’ dove succede.
Non so rispondere ne’ dove ne’ quando.
Succede!
Sento un impulso irrefrenabile…
Devo mettermi al tavolino…
E SCRIVERE
CAP. 1
Mi sento come una scatola chiusa!
Forse è per questo che spero nessuno legga i miei scritti: qualcuno potrebbe aprire il coperchio e… scoprire che la scatola è vuota!
CAP. 2
Mi piace camminare calpestando le foglie secche, sentirle scricchiolare a ogni passo; mi piace passeggiare con le mani sprofondate nelle tasche canticchiando dentro di me una canzone allegra; andare senza meta.
Amo dipingere fiori gialli su uno sfondo di cieli azzurri e scrivere rosicchiando caramelle.
Sono monogama fin nel più profondo dei sogni e ammalata di mammismo tanto da diventare un caso clinico.
Amo essere me stessa in qualsiasi momento e in ogni occasione, ma mi piace porre il “me stessa” in vari piani dell’essere.
Di fuori sono tutta più o meno normale.
EPILOGO
Ho guardato il mondo a testa in giù…
Ma non mi piace neanche così!
…Nooo …Penso proprio non sia così che si scrive un’autobiografia.
E’ solo successo che, qualche anno fa, per fare uno scherzetto ai miei compagni del “laboratorio di scrittura” dell”associazione culturale Nicola Saba, un giorno presi dei fogli, scrissi qualcosa a macchina, li misi dentro la copertina tolta da un libro, e quando poche ore dopo li incontrai dissi: “Hanno pubblicato un libro mio!” Meraviglia generale e congratulazioni. Poi gliel’ho mostrato!
Ora che mi sto cimentando in una nuova autobiografia (questa volta quasi seriamente) ho pensato di piazzare carinamente in apertura proprio la prima, per l’appunto ME.
…E ora sono nel più profondo imbarazzo, come continuo la mia quasi vera autobiografia? comincio con i miei primi 20’anni (non mi suona nuovo questo!) parlando della mia infanzia della famiglia, della scuola ecc., o dei secondi, e quindi coinvolgendo marito, figlie, cose attuali ecc. ecc. ecc.???
Tanto per non smentirmi mai, nel dubbio ricorro ai miei amati proverbi che mi aiutano spesso con la loro collaudata popolare saggezza: “fra due litiganti il terzo gode” e passo quindi a sbrigliare la mente e la mano che in questo momento scrive. (Sono ambidestra e le uso alternativamente perché sono nata stanca e se potessi vivrei per riposare (o sono forse solo pigra in maniera ignobile?) … (Ho aperto un sacco di parentesi e ora non so più come si fa a chiuderle) … (nota o grido d. a.: sapienti, letterati scrittori ed affini: aiutoooo…)
Riavvolgo il metaforico filo del discorso, ma mi accorgo però che ne risulta solo una matassa aggrovigliata. Quante cose da dire tutte in un momento. E’ sempre così quando si comincia un racconto o è solo la mia abissale ignoranza e confusione?
Ma allora perché scrivo se non ne sono capace? Ma perché mi piace! Stupida rima a parte forse posso chiarire qualcosa trascrivendo anche qualche brano fatto in precedenza. Ho già provato questo sistema in una favoletta dove mi è piaciuto inserire, legati da un unico filo conduttore, racconti e storielle che volendo si possono staccare dal contesto generale. Il lavoro mi ha soddisfatto e così lo ripeto ora. D’altronde anche le cose scritte tempo fa e quasi dimenticate fanno parte di ME. Ne piazzo dunque qualcuna qua e là; magari su alcune ci metterò la data in cui sono state scritte così si comprende meglio almeno il periodo che stavo passando. (Pensate sia per non sforzarmi troppo nel ripetere cose già scritte? forse avete ragione!)
E perché parlo rivolgendomi a VOI, ipotetici lettori, se ho detto che scrivo solo perché mi piace farlo? Ma io mi conosco già, e dato che scrivere in forma di diario non mi piace e parlare in terza persona di me stessa non mi riesce, non so come altro fare! Se poi qualcuno leggerà tutto questo… beh… a loro, a voi, la volontà di capire, giustificare o giudicare …e ai posteri l’ardua sentenza.
Ma ho già sbagliato inizio tralasciando particolari che, pur forse non essendo interessanti, sono però indispensabili per collocare nel giusto modo, tempo e luogo la persona che sta scrivendo.
Sono nata a Venezia il…(diciamo in febbraio, meglio tralasciare la data intera) (Proseguiamo imperterriti e stiamo a vedere…) sono dunque un pesciolino, anche se non so nuotare. E non solo nell’acqua! A volte mi sento sommergere dall’alta marea degli avvenimenti, e sì che con l’acqua alta dovrei avere una certa dimestichezza!
Oh… la mia adorata Venezia! L’ho lasciata due anni dopo essermi sposata per trasferirmi per fortuna nella vicinissima Mestre.
E continuiamo con… un altro capitolo su un altro foglio!
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