CRETA 1990-10-03
Sto scrivendo su un tavolo tutto imbrattato, con una penna che ormai sembra più uno scalpello e con le mani tutte sporche perché… è più bello così!
Un accenno buttato là come per caso, un’informazione “giusto per dire”, ed ecco che il mio meraviglioso consorte ha recepito giustamente l’allusione e si è fatto regalare da un amico un cubo di un paio di chili di splendida, plasmabile, “sporchevolissima” creta! e io, dopo più di venti anni, ci immergo mani, occhi, anima e mente.
Torno bambina in un attimo, per me non c’è più casa, né famiglia, né tanto meno le noiosissime faccende: ci sono solo io, e quel meraviglioso blocco di creta rossa.
Ho almeno 2475 idee: penso, scelgo, scarto, appallottolo tutto e ricomincio.
Mi fermo sulla creazione di un viso (niente di più facile naturalmente). Non ricordo nemmeno più come si fa!
Ora il viso è grosso, ora è magro, adesso poi, assomiglia di più a quello di una scimmia! E se cambiassi soggetto e facessi un piccolo simpatico babbuino? No! non ci si può arrendere così! Un pezzo applicato qui, e il naso è troppo lungo; un deciso colpo di spatola… e adesso è troppo piccolo. Finalmente qualcosa di vagamente assomigliante a una faccia umana è venuta fuori ed io, giuliva, ho deciso di dichiarare conclusa la mia opera.
…Anche perché nel frattempo è rincasata tutta la famiglia.
Tutti hanno guardato incuriositi questa “creazione”, ma ho proibito loro di parlare e soprattutto di commentare, perché la mia non è stata una “qualsiasi” scultura, io, per un’ora, sono tornata ragazzina e ho veramente giocato.
E adesso, per prolungare ancora un po’ quella piacevolissima sensazione, ancora tutta imbrattata, trasporto le mie emozioni sulla carta.
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