DIVAGAZIONI ORIZZONTALI 1994-02-25
Da alcuni giorni sono a letto con la schiena bloccata dal cosiddetto “colpo della strega”.
– Colpo di chi? – ha chiesto sopra, molto sopra il pensiero una delle mie figlie.
– Della strega, perché in pratica ha fatto tutto da sola autocolpendosi – ha ritenuto giusto puntualizzare mio marito.
Ma forse si riferiva alla mia capigliatura tipo Maga Maghella, incolta e in disordine oggi più che mai. Più di ieri, meno di domani, visto che non ho nessuna voglia di trafficare per almeno un’ora con pettini e bigodini. Comunque la mia ipotesi è pura illusione, lui è “come sempre molto gentile” (e questo andrebbe scritto non fra due virgolette per parte, ma come minimo fra quattro).
– Se ti ha colpito una strega, chiama una fatina buona per un contraccolpo! – ha ironizzato quell’altra.
Ma purtroppo, tutto sbagliato! aggettivi soggetto e località! non sono la bella principessa addormentata nel bosco, per me, niente fatine!
Ho però preso delle medicine ordinatemi da un buon mago (il mio dottore, ovviamente) e nel prenderle le ho pure pagate salate, pepate, e visto i tempi che corrono, pure oliate. Come le ho prese le ho chiuse in un cassetto perché, rivisto i tempi, le controindicazioni e gli effetti collaterali frontali bilaterali ecc. tutti catastrofici, alla fine faranno senz’altro più male che bene!
C’è almeno un lato positivo nella mia impossibilità di alzarmi: messa obliqua (cioè mezza distesa , un po’ in verticale poggiata sui cuscini, e le varie altre parti rotte sparpagliate un po’ qua e un po’ là sul letto) ho tempo per scrivere; ma, ahimè! anche per pensare. E purtroppo i pensieri (e naturalmente proprio quando ne hai meno bisogno) sono in queste occasioni sui toni che vanno dal grigio scuro a un nero deciso!
Elucubrazioni a parte, alcuni sono “pensieri a ritroso”, quelli cioè che tornano indietro nel tempo. Tornare indietro spesso è un gesto positivo, nel caso suddetto, e soprattutto suscritto, porta però solo malinconia e malumore, e ne porta in buona, anzi, in cattiva, quantità, e ne tiene pure una dose di scorta da propinarti in caso di ripensamenti un attimino più allegri.
L’autolacrimazione è una cosa decisamente patetica!
Da non confondere con il discorso peripatetico, anche perché i peri non mi piacciono, i meli non sono ancora in fiore e i ciliegi nemmeno. E qui divago come di consueto sulla stupidità di certe terminologie (anche se sono all’inizio di una frase) e le futilità dell’uso di un certo lessico. Non poi tanto certo, anzi, alquanto insicuro, rivisto ancora una volta i tempi che tutti assieme (tutti chi?! e assieme a cosa, non so!) continuano imperterriti la loro corsa. Chi sa veramente bene la nostra lingua? Solo il nostro dottore che ce la controlla, gli autodidatti che passano ore a studiarsela davanti a uno specchio tirandola fuori a dismisura (però in questo caso ognuno la propria) e ovvio, quelli che ti fanno le linguacce e tu ricambi. Poi arriva una vecchia che dopo molti decenni continua a portare un cappuccio rosso da bimbetta e ti dice: – Che lingua lunga hai! – ne ricavi un trauma psichico e corri a farti ricoverare in ospedale per “presunta dilatazione di organo linguistico”.
E a proposito, questo “pezzo” di J. B. Bach che sto ora ascoltando, è stato scritto proprio per organo, ma questa volta è suonato al pianoforte e visto che, dato il volume della radio, sembra eseguito solo sulla seconda metà dello strumento, prevedo un’irruzione violenta nella mia stanza da parte di un mio congiunto dalle orecchie fragili (non faccio nomi ma notare che parlo al maschile!) “Lui” entra infatti! – Abbassa! Sei sorda? – la sua (di “lui”) voce è sovrastata dalla musica ma lo capisco al volo. Lo conosco così bene che lo capirei anche in corsa o nuotando o in qualunque altro modo!
Con una mano schiaccio i pulsanti del telecomando, con l’altra gli faccio cenno che potrebbe tornarsene in un’altra stanza mentre continuo imperterrita a scrivere. …!?! I conti non tornano. Ecco! La mano che indica perentoriamente la porta è la stessa che prima ha schiacciato e poi deposto la pulsantiera. Sì! giusto così! Poi mi metto le cuffiette, che sono le sorelline dell’ormai sorpassata cuffia da notte (e poi è giorno!). Sono di più nuova invenzione e sono più piccole, così coprono solo le orecchie, ma come tutti i giovani d’oggi caspiterina!!! come fanno baccano!!!
Ora la seconda mano imita la prima che stanca dal troppo gestire si è infilata sotto le coperte, depone armi bagagli penna e foglio e la raggiunge al calduccio.
L’idea è buona e la faccio seguire da tutto il resto del corpo. Ora continuerò i miei pensieri con conseguenti inevitabili divagazioni stando tutta in orizzontale.
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