E’ STATO UN SOGNO 1990
Non sto tanto male, non sento alcun dolore, ma la febbre è altissima. Questa epidemia d’influenza, malattia all’apparenza così semplice, ma quest’anno così terribile, ha steso a letto migliaia di persone e ci sono stati pure numerosi decessi.
Non sento dolori, solo una grande spossatezza. Ho tanto sonno, resto accasciata in stato di semi incoscienza per ore. Mi sento letteralmente sprofondare sui cuscini che mi sorreggono per farmi respirare meglio.
Sento una voce accanto a me, é dolce e musicale anche se parla in maniera categorica come se non ammettesse repliche.
– Vieni, dai vieni. – Venire? Dove, e come?! Non posso muovermi! Cerco di aprire gli occhi.
E’ una voce che conosco molto bene ma…
– Emma? Che fai qui? Non puoi essere qui, sei morta quasi un anno fa!
– Sono venuta a prenderti, piccola. Vieni, è bello dove sono ora, sto tanto bene e adesso sono venuta a prenderti per portarti con me. Vedrai, ci divertiremo tanto, giocheremo assieme come quando eravamo bambine. Vieni!
– Ma Emma non posso! Come puoi chiedermi una cosa simile? Mi piacerebbe tanto, ma chi si occuperà poi dei bambini? Non ci pensi? sono i tuoi bambini!
– Ma ci sono la mamma e Nina.
– No, no, Nina lavora già tanto per mantenerci tutti e la mamma è ancora distrutta dal dolore per la tua morte e quella del papà. Emma, non posso proprio venire!
– E va bene! Allora resta! – Il suo modo ora è quasi sgarbato… sembra arrabbiata…se ne va senza un saluto.
E’ stato solo un sogno… Ma era così reale!! Ho avuto l’impressione che se avessi allungato una mano l’avrei toccata. Da quel momento la febbre ha cominciato a scendere e dopo qualche giorno ero completamente ristabilita. Che peccato non aver più fatto sogni simili, volevo tanto bene a mia sorella.
Chi parla così è mia madre. Sin da quando ero bambina ho sempre conosciuto questa storia: era il 1950, l’epidemia di influenza soprannominata “spagnola” ha falciato molte vite in tutta Europa. Sua sorella Emma era morta da poco lasciando due bambini di uno e tre anni. Il padre dei piccoli, impossibilitato ad accudirli, li aveva momentaneamente affidati alle cure della suocera e delle giovani cognate.
Anch’io ho pensato che quanto ho descritto fosse stato un sogno molto realistico, ma …
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