Fenice

Premio Letterario Internazionale “San Marco-Città di Venezia” Fi 2008/ Terzo Premio

 FENICE   1996-01-03

E gèrimo tuti là, co i oci incolai al televisor, sensa esser boni de capir, sensa saver cossa far.
– Come xe sucesso!? Come pol capitar ‘na roba simie! No pol esser!
Ma xe vero, oh se xe vero! E ingue de fogo, rosse e oro come nate da la fusion stessa de le decorassion de la sala, e se stagliava oribilmente magnifiche contro el cielo che imatonio e muto ne la gelida aria de la note invernal el vardava l’oror de quel rogo. Un tòco de inferno nel cuor de Venessia che sensa poder intervenir la asisteva a quel so tesoro inestimabile andar in senere.
El crepitio dei egni che brusava, el schianto del sofito che crolava, e miera e miera de favìe che scopiava alte… par po’ cascar xo pianin pianin, come che fa i foghi al Redentor… Ma gèra ben altro fogo!
E tuti nialtri là, chi in strada a do passi, chi sui balconi o sui copi; e chi come mi, co i oci tacai al televisor, a vardar imatonii, sensa capir, sensa poder far gnente.
Ma dentro el cuor, subito, gavemo tuti comincià a pianser e a asicurarte che ‘na volta ancora, Fenice, ti risorgerà da le to seneri.

FENICE

Ed eravamo tutti là, con gli occhi incollati al televisore, senza essere capaci di capire, senza saper cosa fare.
– Com’è successo!? Come può capitare una cosa simile! Non può essere!
Ma è vero, oh se è vero! Le lingue di fuoco, rosse e oro come nata dalla fusione stessa delle decorazioni della sala, si stagliavano orrendamente magnifiche contro il cielo, che stupito e muto, nella gelida aria della note invernale, guardava l’orrore di quel rogo. Un pezzo d’ in-ferno nel cuore di Venezia che senza poter intervenire assisteva a quel suo tesoro inestimabile andare in cenere.
Il crepitio della legna che bruciava, lo schianto del soffitto che crollava, le migliaia e migliaia di scintille che scoppiavano alte… per poi cadere giù, pianino pianino, come fanno i fuochi artificiali al Redentore… Ma era ben altro fuoco!
E tutti noi là, chi per la strada lì vicino, chi sui balconi o sui tetti; e chi, come me, con gli occhi incollati al televisore, a guardare instupiditi, senza capire, senza poter far niente.
Ma dentro al cuore, subito, abbiamo cominciato a piangere e ad assicurarti che una volta ancora, Fenice, risorgerai dalle tue ceneri.

Competenze

Postato il

ottobre 24, 2017

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