IERI MIA MADRE… 1993-06-18
Ieri mia madre è inciampata sullo zerbino nell’ingresso del condominio dove abita e cadendo ha malamente pestato la spalla destra a terra fratturandosi l’omero e colpendo lo spigolo della porta si è fatta un taglio sulla fronte.
Lo shock è stato grande per entrambe. Dopo essere caduta, il dolore lancinante le impediva di muoversi e tantomeno di alzarsi; non riusciva a gridare per chiamare soccorso e non passava nessuno. Sentirsi scorrere il sangue lungo il viso certo non ha che peggiorato il suo stato d’animo. E’ rimasta distesa a terra per qualche dopo di che, per puro caso, una signora è scesa per prendere una bottiglia nel suo garage.
Subito si è scatenata una “corsa all’assistenza”. I vicini si sono chiamati a vicenda uno con l’altro così, mentre un’amica mi telefonava, un’altra è scesa con il necessario per una prima medicazione alla testa; una terza cercava di sorreggerla senza spostarla troppo e suo marito è corso a prendere l’auto per portarla al Pronto Soccorso. Nel frattempo sono arrivate altre persone cosicché quando sono arrivata (per fortuna abito vicinissima) un capannello di gente la attorniava soccorrendola.
Nel vederla una morsa mi ha stretto la gola. Mia madre è minuta, ma il suo fare scattante e brioso, la sua grandissima forza di volontà, la fanno sembrare a tutti più grande e indistruttibile, e nessuno le attribuisce più di sessant’anni mentre ne ha ben settantasette!
Ma ieri, entrando di corsa nell’atrio in penombra, quando l’ho vista in quelle condizioni il cuore ha preso a battermi all’impazzata non solo per la corsa fatta. Il sangue sul viso, sulle mani, gli occhi spenti a fissare senza vedere; i deboli, ma non per questo meno strazianti lamenti a ogni più piccolo movimento mentre cercavano con ogni precauzione di sollevarla, tutto ha contribuito a squassarmi il cuore e la mente.
E l’ho vista incredibilmente piccola! un uccellino ferito. La mia amatissima mamma; la forte, la coraggiosa, la sempre presente con il suo aiuto era lì, scossa da un irrefrenabile tremito. Mi ha afferrato la mano senza parlare, ma non ce n’era bisogno, come io ho sentito il suo dolore fisico e la sua grande paura, così lei ha trovato conforto e sicurezza nella presenza e nella calma che apparentemente riuscivo a mostrarle. Il rapporto che può instaurarsi fra madre e figlia è qualcosa che trascende ogni parola e ogni descrizione. In realtà io in quei primi momenti ho fatto ben poco!
Goffredo, oltre a essere un buon vicino di casa è, con la moglie Mariola, uno dei nostri più cari amici, ci ha portato all’ospedale in auto ed è rimasto con me per tutto il tempo necessario alla visita e all’ingessatura.
Dopo più di due ore siamo ritornati a casa ed è subito riapparsa l’atmosfera di amicizia che mia madre ha saputo creare attorno a sé. E’ stato un continuo susseguirsi di visite e di telefonate, e la dimostrazione di tanto affetto e simpatia le hanno giovato più di qualsiasi medicina.
Ora sappiamo che è stata una cosa dolorosa certo, e traumatizzante, ma niente di troppo grave. Il taglio sulla fronte si è rimarginato subito, la frattura al braccio continua a far male e il gesso è certamente un grosso e fastidioso impiccio, specie con il caldo estivo… ma passerà.
E tutto questo mi fa pensare alle persone anziane, o per qualche motivo inabili, costrette a vivere da sole, senza assistenza materiale né morale, troppo spesso con scarse possibilità finanziarie. Quanta tristezza!
In questa società che si muove sempre più frenetica, che brucia sull’altare del Dio del Potere e del Benessere fino al loro ultimo avere facendo del consumismo il suo unico Credo, queste persone vengono sempre più emarginate. Oggi SI DEVE! sentirsi e sembrare eternamente giovani, in piena salute, con un fisico perfetto; alla moda e in possesso di ogni oggetto che la tecnologia più avanzata mette in commercio; serva o no!
Poi un vecchio va a ritirare la pensione e scopre che a malapena può sopravvivere. Naturalmente se non si prende il lusso di ammalarsi.
E i “media” ti propongono i paroloni e le promesse come dovrebbe essere la vecchiaia, ma se cadi dentro il baratro del bisogno scopri che non è la tua. Parole al vento; derisione; presa in giro di chi soffre.
Ne ho viste e sentite troppe.
Ora mi volto e guardo i giovani. E’ un’utopia pensare che possano aver capito ed essere migliori di noi?
Non è una domanda, credo sia una comune speranza.
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