Il mio metà

IL MIO META’   1995-09-16

Non ricordo più in quale antica leggenda una divinità prese delle mele, le spaccò in due e le sparpagliò per il mondo. E’ il modo in cui gli esseri umani furono divisi: maschi e femmine, da allora alla ricerca della corrispettiva parte (che sia per questo che parlando del proprio coniuge ci si riferisce alla “propria metà”?). La mia “mezza mela ” si chiama Tullio o Fulvio. No, non è che abbia due diversi mariti e che scelga a seconda delle occasioni, è solo che “il mio mezzo” è doppio nel nome. Forse dovrei chiarire meglio.
Dunque, quando circa quarantaquattro anni fa nacque in casa Pigozzo un terzo figlio maschio pensarono che…. Forse ora è più semplice e soprattutto meno noioso dire che il bimbo fu battezzato col nome Tullio, ma, chissà perché, dalla nascita fu chiamato Fulvio. Lui mi raccontò che il primo giorno di scuola, nel fare l’appello fu chiamato col suo nome di battesimo, nome che lui non sapeva nemmeno di avere, e dunque non solo non si alzò, ma pensò pure che, per coinci­denza, c’era in classe un bambino col suo stesso cognome. Quando alla fine della lista i conti non tornarono, in qualche modo si fece luce sulla faccenda fra grandi risate dei compagni ed enorme suo imbarazzo.
La confusione fra i suoi nomi regna tuttora (e devo ahimè purtroppo ammettere che è stata colpa mia): poiché abbiamo frequentato la stessa scuola superiore, io l’ho dunque conosciuto come Tullio, ma una volta entrata a far parte della sua famiglia se parlavo di lui chiamandolo così sembrava nessuno sapesse a chi mi riferivo, ovvio che dovevo adeguarmi alle circostanze, finendo però col chiamarlo ovunque con il primo dei nomi che mi veniva in mente ed essendo questi oltre tutto così simili, ho creato spesso qualche perplessità. Fin dai primissimi giorni del nostro matrimonio “Lui” ha messo subito in chiaro che, nell’eventualità avessimo avuto dei figli, UNO, e solo uno sarebbe stato il loro nome, e il perché è ovvio.
Parlare di mio marito ora, così su due piedi (anzi, su una tastiera di computer), mi è pro­prio difficile: pregi? ne ha tanti (l’ho sposato no?), difetti? è naturale, ma è meglio sorvolare per il quieto vivere in caso leggesse ciò che sto scrivendo. Comunque lui mi sopporta e mi ama (non so se l’ordine è giusto ma non ci penso proprio (e comunque è reciproco (hops! ci sono ricascata con le parentesi!).
L’aspetto esteriore è del tutto normale; la pelle però è chiarissima, di un pallore niveo, tanto che talvolta guardandolo mi chiedo se per sbaglio non abbia scambiato la bottiglia del suo ba­gnoschiuma con quello della candeggina.
Come Albert Einstein Tullio ha una sua teoria sulla relatività del tempo, perciò non possiede un oro­logio e non consulta mai il calendario; il “suo” tempo, non sempre coincide con quello degli altri (salvo naturalmente per quanto riguarda il lavoro, ma al mattino da casa lo sbatto fuori io e in ufficio credo ci sia un orologio appeso al muro) e questo crea spessissimo disguidi e difficoltà, specie con me che, al contrario, ho un cronometro piazzato in un posto di primo piano nel cervello, proprio a fianco a una agenda per gli appuntamenti. Quando anni fa deci­demmo di cambiare casa, fui anch’io d’accordo nel fare un bel restauro e nell’apportare qual­che modifica al nuovo appartamento. Forse, conoscendolo, avrei dovuto pensarci meglio, ma mai e poi mai avrei potuto prevedere quanto sarebbe successo: già! dato che ha veramente una grande abilità nello svolgere qualsiasi lavoro anche manuale, ha deciso di fare tutto da solo chiamando degli operai solo nei casi estremi (per intenderci, gli allacciamenti della luce e del gas). Per risparmiare un sacco di soldi, ha detto lui, per farmi finire alla neuro, specifico io; fatto sta che il “suo” restauro si è trasformato in un bricolage da fare nel tempo libero e prosegue da anni. Nel frattempo abbiamo cambiato due appartamenti sta continuando i lavori ma già pensa che la nostra figlia maggiore sta per sposarsi e la sua casa avrà bisogno….

 

 

 

Competenze

Postato il

settembre 1, 2017

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