Mamma carissima
Ho ricevuto da Amelia la notizia del cambiamento di casa, povera la mia vecchia, chissà quale dispiacere!! Eppure prima di morire non si sa mai come andranno le cose, quanti cambiamenti, quanti avvenimenti inaspettati. Chi avrebbe detto che la nostra Superiora sarebbe partita per l’India e poi per l’Italia? ma verrà giorno che cesseranno tutti questi sconvolgimenti e noi saremo unite per non più separarci, allora non ci saranno più né superiori che chiamano lontano né padroni di casa che obbligano a cambiare non è vero? Questa mia ti porti il mio affettuoso augurio pel tuo onomastico, che Gesù abbia per te delle predilezioni come ebbe per la tua Santa Patrona. Come al solito farò pregare in modo speciale la piccola Maddalena, che cresce veramente buona e rispettosa.
Godo nel sentire che stai bene io invece sempre uguale, sono andata anche un mese a Loimwe ma il mal di schiena non se n’è ito. Pensa che per rinforzarmi m’hanno dato anche il vino tutti i giorni, cosa non facile ad aversi stante la grande lontananza. Ma se non mi sono rinforzata troppo nel fisico mi son fatta più coraggiosa, tanto da dormir tutte le notti con un bastone a fianco del letto. Le suore ridevano ma io non lo abbandonava mai, e sai perché? te lo spiegherò e poi credo che anche tu mi darai ragione, non credere però che anche loro non fossero senza paura. Per prima devi sapere che Loimwe è diviso in due parti la plebe sta un po’ al basso, l’alta aristocrazia in alto. Noi suore, essendo europee, facciamo parte con l’alto personaggio, la nostra casa quindi tiene una splendida posizione sopra un’altura, tutta circondata da pini ma così ben isolata che potrebbero strangolarci tutte senza farsi accorgere. Una mattina dunque ci fanno sapere che hanno derubato il nostro lattivendolo. Entrarono in casa dieci, mezzi cinesi, domandando denaro, oro e vestiti. L’uomo riuscì a fuggire e chiamare aiuto, sua moglie con due bambini saltò dall’unica finestra e si nascose in una buca vicina, sentendo e vedendo tutto, rimanevano in casa due vecchi ed un bambino, questo lo lasciarono stare ma agli altri due diedero botte da orbi e rubarono tutto quel che trovarono, tutto questo succedeva a un’ora di lontananza dalla nostra casa. Non ti sembra che avessero potuto venire anche da noi? Ma vi è di più. Eravamo ancora impressionate per questo fatto, quando da un villaggio vicino vennero alcuni icò, spaventati per un caso succeduto. Il capo del villaggio alloggiava in casa da parecchi giorni un cinese venditore d’oppio e d’argento. Una mattina, come è l’usanza icò, sedevano in circolo e mangiavano, vicino al capo sedeva un suo giovane figlio sposato da qualche anno che teneva fra le braccia ed imboccava un suo piccino, vicino a questo vi era il cinese. Appena ingoiati i primi bocconi, l’ospite si alzò, tutti credettero che fosse andato a prendere o un cucchiaino o un piatto, ma quanta non fu la loro sorpresa e paura quando videro che teneva in mano un lungo ed affilato coltello, non fecero tempo di dire una sillaba, il capo si scansò ma ebbe tagliata un’orecchia
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(n. d. a. manca purtroppo la seconda pagina)
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