KENG-TUNG 18-1-1935

KENG-TUNG  18-1-1935

Carissima Amelia mia

       Eccomi a te mia carissima per ringraziarti infinitamente per la tua lunga lettera natalizia. Per la tua delicatezza e premura di volermi accontentare, la mia gioia fu al colmo, avevo niente meno che cinque lettere, la prima volta in 19 anni, ed erano la tua, ben piena, una di Maria, di Rita con le belle fotografie, Elvira ed Emma nostre cugine, immaginati la mia felicità, a te devo il mio grazie sentito e riconoscente. Ed ora comincio a rispondere alla tua che tengo qui d’innanzi.
Purtroppo, come avrai sentito nella mia ultima non abbiamo la compagnia della nostra amata Provinciale perché si ammalò, così pure la Rev. Delegata, pazienza il Signore ha voluto così, ci promise però che, se si sentirà meglio, verrà prima che incominci il caldo.
Proseguendo la tua mi dici: Con la lettera ti spedisco un pacchetto. La lettera arrivò, ma il pacchetto….. aspetta una settimana, aspettane due, finalmente m’arrivò il 16 gennaio. Che cosa devo dirti? Che realmente non m’aspettava un lavoro simile, sfido io che ha aspettato un po’ a mandarmelo, ce ne son dentro dei punti!! E che delicatezza di colore, che finezza di disegno, che esattezza, non perché fu una tua figlia ad eseguirlo, ma in realtà è splendido, è piaciuto immensamente anche a tutte le suore. Il mio grazie è ben meschina cosa in paragone al bel dono, ma tu tanto buona accettalo, te lo invio proprio con tutto il cuore. Buonissime le caramelle, le nocciole e tutto il rimanente, la scatola m’arrivò intatta, di tutto te ne sono riconoscentissima.
Accludo uno scritto per Emma, consegnaglielo tu, mentre ti prego di farti interprete e manifestale i miei sentimenti di gratitudine. Ben volentieri accludo due righe per chi ha dato qualche cosa. Povera Sg. Marzari, come fa a ricordarsi ancora di me? deve essere ben vecchia.
Mi domandi se la peste è bubbonica o se è la medesima cosa della lebbra. Amelia carissima, scusami sai, spero non ne avrai a male, avendo letta la tua carissima, al momento che eravamo tutte riunite, comprese le infermiere patentate, la tua domanda fu causa di una bella ridatina. Cosa vuoi, effetto di patenti che non abbiamo, io però convivendo con simili maestre, posso essere in caso di darti qualche spiegazione. La peste è ben diversa dalla lebbra ed è sempre bubbonica. Quando arriva all’ospedale qualche ammalato con la febbre alta, per prima cosa domandano se ha il bubbone. Questa malattia si spiega con sintomi chiari e subitanei. Febbre altissima, occhi rossi, bubboni e generalmente incoscienti. Chi guarisce, e son rarissimi, restano la maggior parte imperfetti, e continuano per degli anni, mentre coloro che non guariscono se la spicciolano in due o tre giorni. La lebbra invece, oh quale terribile male! La guarigione è impossibile, trovano miglioramento in una medicina ma dopo qualche anno ritornano da capo. Poveri infelici!! Una suora di casa va tutti i giorni per dispensare loro il cibo, le medicine e qualche volta anche, con tutte le precauzioni s’intende, li medica. T’assicuro che colei che usa questa carità è degna del nome di eroina. Ritorna a casa per il pranzo a mezzogiorno, ma che viso deve fare ad un piatto anche ben condito, dopo aver tagliato via putride dita dalle mani o dai piedi, fatti uscire da profondi buchi cancerosi mucchi di vermi, dopo d’aver sopportato quel fetore che sembra di un cadavere fetido? Io ho assistito una sola volta a queste medicazioni ma per vari giorni  ………..

(n. d. a. lettera incompleta)

Competenze

Postato il

febbraio 17, 2018

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