LEBBROSERIA 23-5-1946 Amelia

LEBBROSERIA  23-5-1946

Mia arcicarissima Amelia

            Mi sembra un sogno aver fra le mani un tuo scritto dopo cinque lunghi anni di silenzio, l’ultima posta che ricevetti fu una cartolina di Maria per il mio compleanno il 22/5/41 ed ebbi la consolazione d’avere la tua carissima ieri 22/5/46. Come mai descriverti la mia gioia? Ma purtroppo questa fu scemata nel leggere le prima righe, mi batteva il cuore nell’aprirla perché prevedevo la morte di qualcuno. La maggior parte delle mie compagne hanno avute tutte chi tre, chi quattro ed anche cinque morti nelle loro famiglie. Povera la mia Amelia!! e poveri bimbi già orfani così piccoli!! Sì comprendo il tuo dolore ma ti dico coraggio, il signore mandando la croce l’accompagna sempre con la Sua santa grazia. Io pregava tutti i giorni così: Signore assisti i miei cari nei loro bisogni spirituali e materiali e se nei Tuoi imperscrutabili disegni hai chiamato qualcuno a te non lasciarlo a lungo nel carcere della purgazione e fallo entrare presto nei gaudi del Paradiso. Speriamo che Egli, tanto buono, abbia ascoltato le mie e le vostre suppliche, spero nella tua prima mi darai dettagliate notizie delle loro morti.
Ed ora qualche mia notizia, a dirti il vero non so da quale devo cominciare, andrò con ordine e un po’ per volta ti racconterò tutto, scusandomi se farò delle ripetizioni. Quando fu dichiarata guerra agli inglesi dai siamesi, Loimwe fu centro militare dovemmo quindi sloggiare e dare ai biondini, così chiamiamo gli inglesi, tutti i nostri fabbricati, quindi tutte le catechiste con me ci siamo stabilite a Keng-tung, però siccome una suora era indiana ed un’altra dedita all’ospedale furono lasciate colà, dando loro per abitazione un’ala dell’ospedale, domandando loro aiuto in caso di bisogno. In pochi giorni Loimwe fu piena di soldati indiani e birmani, eravamo nel giugno del 1941. Le cose andarono abbastanza lisce, dico abbastanza, perché ebbimo il dolore di veder allontanati tutti i nostri missionari, e per noi pure era combinata la partenza, non so in quale posto volevano internarci, ma i bambini pregavano tutti i giorni e la voce degli innocenti penetrò il cielo e noi rimanemmo. Al posto dei nostri missionari furono mandati due irlandesi, tanto buoni che ci aiutarono non poco, dunque le cose andarono lisce fino alla Pasqua del 1942. Non intendo qui descriverti le cose politiche, prima di tutto non me ne intendo, secondo noi suore stiamo a casa nostra senza interessarci del di fuori, ti dico soltanto alla buona quello che successe a noi e qualche altra notizia che vendo come l’ho comprata. Dissero che la Birmania non era preparata per questa guerra, radunarono un po’ di soldati birmani per la difesa, ma non erano neppur capaci di tener in mano uno schioppo. Vedendo i biondini la mal parata chiamarono i cinesi promettendo loro un pezzo della Birmania se la sapevano difendere. Di fatto Keng-tung con i suoi dintorni furono passati al governo cinese e i biondini adagio adagio se la svignarono. Loimwe fu pieno di cinesi, io andava su e giù per trovar le suore. Fu dunque dopo la Pasqua del 42 che ci fu il primo bombardamento. Io da tre giorni mi trovava a Loimwe, la mattina del 13 aprile la donna che stava lavando venne a chiamarmi tutta ansante: Vieni vieni a vedere come son belli sembrano tanti corvi, corremmo tutte fuori, una trentina di areoplani sfilavano sopra Loimwe, non concependo il pericolo si rideva e si ammirava la volata, ma i cinesi assuefatti a quelle manovre ci sgridarono facendoci capire con segni di ritirarci nei rifugi. Non ce lo facemmo ripetere due volte, ma essendosi allontanati quelli uccellacci azzardammo uscire. Non passarono cinque minuti che sentimmo un fragoroso scoppio di bombe. Suore, ci chiamò il dottore, bombardano Keng-tung!!! Davvero? E stavamo colà a discutere, quando li sentimmo di ritorno. Ritornammo nei rifugi pregando e stringendoci l’una all’altra. Alla nostra missione vi erano una gran quantità di munizioni perciò fu presa di mira. Come mai descriverti il nostro spavento? Eravamo dieci minuti lontani dalle case nostre e sentimmo gli scoppi e le detonazioni come se fossero sopra le nostre teste, in tre minuti non so quante ne abbiano buttate giù, ci raccomandammo l’anima credendo proprio di morire.
Ma il buon Dio ci volle salve, finito il bombardamento uscimmo, quale desolazione!! La chiesa crollata metà, la casa delle catechiste tutta a larghe fessure, le scale esterne rovesciate, e pensa che erano tutti fabbricati forti di pietre, finestre spezzate, grosse piante sradicate, tu veramente ne avrai viste di più spaventose, ma che vuoi, per noi era la prima volta.
Andammo a girare per vedere i danni, morti e feriti non tanti una ventina ma la nostra missione distrutta. Ma quale non fu il nostro dolore quando ricevemmo alla sera le notizie da Keng-tung. La contrada più grande era distrutta, più di 200 morti e altrettanti feriti, per fortuna tante di quelle malaugurate bombe caddero nel lago. Il Signore però salvò tutta la nostra gente, e sì che le ragazze erano tutte fuori per il bucato e, come noi inconsce del pericolo, stavano guardando e scherzando. Spaventate da questa prima incursione, al domani pensai d’andare in cerca di qualche casa sulle montagne vicine, ma da per tutto trovammo cinesi appostati con mitraglie e cannoncini. Che fare? Due suore dovevano stare all’ospedale per i feriti, pensai quindi di mettere in salvo quella poca gente che era con me e con una suora indiana siamo andate in un villaggio cattolico giù giù dalla montagna, ove i bombardamenti, che continuavano di frequente, si sentivano appena appena, passammo colà venti giorni, io però andava su e giù a trovare le suore.
Ed ora faccio punto fermo per incominciare di nuovo nella mia prossima. Ritorno alla tua cara, di quale malattia morì Giacomo? poté ricevere tutti i S. S. Sacramenti? Dunque le famiglie son cresciute, Bruno ha un bambino, Giovanni due, spero col tempo ricevere qualche fotografia, dì a questi miei cari che ho ricordato e ricordo tutti, oh! quante volte si parlava dei nostri lontani e con quanta ansia si aspettava qualche notizia. E Antonia? Sta bene? Cosa fa? E i nostri parenti, spero la prossima volta di ricevere una lunga lettera, però non stancarti troppo, dì a qualcuno che ti aiuti, mi saranno altrettanto care.
Senti la carezza…………..

(n.d.a. manca la pagina intermedia)

……… dei viveri, oh! se tu fossi più vicina, noi riguardo al cibo non abbiamo proprio sofferto. Come già ti scrissi ho cominciato a comperare una mucca e poi due e poi altre ancora, ora ne ho una ventina, vendo latte e con questa entrata posso mantenere le catechiste. Ho galline e perciò tante uova fresche tutti i giorni; maiali, a Natale ne ho ucciso uno di sessanta chili, abbiamo fatto salami, carne secca, e ho fatto star bene tutti, se non abbiamo carne si ammazza un vitello e ne abbiamo per vari giorni. In orto poi s’impianta tutto quello che si vuole, quante volte alla mattina con una scodella di latte fresco si metteva dentro delle patate americane coltivate nel nostro orto. Come vedi il Signore ci ha sempre provveduto, desidererei soltanto essere più vicina per poterti aiutare. Se abbiamo sentito un po’ di penuria fu per il vestito perché come ti scriverò ci hanno bruciato tutto. Noi qui a Keng-tung siamo state fortunate, mentre le nostre sorelle della bassa Birmania hanno sofferto molto, specie dai giapponesi, che hanno commesse veramente delle barbarie.
Ed ora ti saluto tanto dovendo scrivere anche alla mamma e a Massimiliano. Salutami tutti tutti, la Nina sta bene? e Gina non si è sposata? E Sergio? Salutami tanto Bruno e Gina un bacio per me al piccolo (non so come si chiama) uno ad Andrea e a Giancarlo, uno poi grosso grosso per te mia carissima, cerca di star bene, fatti coraggio, che il Signore t’aiuti. La nostra cara Provinciale ti saluta tanto, è invecchiata ma sta bene e lavora tutto il giorno con le sue 74 primavere. Ciao, ciao credimi sempre la tua aff.ma sorella suor Andreina.

Come vedi mi trovo alla lebbroseria ma non ci sono lebbrosi perché li hanno tutti riuniti in un posto molto più lontano dalla città ( se città si può chiamare)

(n.d.a. manca una o più pagine intermedie. Le righe qui sotto riportate sono state scritte nel margine laterale del primo foglio)

Sì abbiamo ricevuto la notizia della morte di Sr. Antonietta. E tu perché viaggi sempre per Milano? Se sapessi quante ne abbiamo sentite di questa città! E’ vero che il duomo è atterrato?

Competenze

Postato il

febbraio 24, 2018

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