LEBBROSERIA 23-5-1946
Mamma carissima
Come descriverti la mia gran gioia nel sentire che stai bene con i tuoi ottant’anni! Oh! quanto ho pregato per te in questo tempo, che il buon Dio si degni di ascoltare le mie, anzi le nostre preghiere, e conservarti ancora a lungo, in un al Sior Bepi. Scrissi ad Amelia qualche notizia, son cose successe in tempi ben dolorosi, ora tutto è passato, ma certamente questa guerra non la dimenticheremo più.
A te invece scriverò una nota un po’ più allegra. Il 26 febbraio di quest’anno abbiamo festeggiato il nostro arrivo in missione, se ti ricordi eravamo in cinque, e in quel giorno la gioia più grande fu quella di trovare riunite ancora tutte cinque e in buona salute. Alla mattina ci fu la S. Messa cantata, per noi fu preparato un banco in mezzo alla chiesa e ben addobbato, uscite di chiesa colazione, subito dopo incominciarono le visite e le offerte dei nostri cristiani, non puoi immaginarti la quantità di roba che ci hanno offerto, povera gente, sempre buona con noi. A mezzogiorno il pranzo, che la Rev. Provinciale cercò di farlo fare un po’ più straordinario. Alle tre offerte dei bambini della scuola esterna, ciascuna ebbimo il nostro regalo: una ombrella, una borsetta di pelle, un pezzo di sapone profumato e una scatola di lucido per le scarpe, roba utile non è vero? Finite le offerte cominciò il teatro, canti, ginnastiche, poesie ed auguri. Nella gioia il tempo passa in fretta, così anche quel giorno passò presto, alla sera ci fu una riunione delle nostre care sorelle, esse pure ci presentarono i loro più fervidi auguri anche loro ci offersero qualche cosa fra l’altro tre fazzolettini ricamati fatti con la seta bianca d’un paracadute atterrato un po’ lontano da qui. Così ebbe fine la festa lasciandoci un caro ricordo ed una dolce speranza di ritrovarci ancora presto.
Mamma carissima, ora dimmi tu, come hai passati questi lunghi anni di dolori, sei sempre stata a Venezia? Con chi stai in casa? Se con Maria e Aldo salutameli tanto tanto, raccomanda loro di scrivermi mi faranno sempre un immenso favore. Aldo fu stato in guerra? E Giovanni? Oh! quanto ho sofferto in questo tempo per il forzato silenzio!!
Ora però che si è rotto il ghiaccio si ricomincerà come prima. Certo che ci vorrà del tempo prima che la posta sia regolare, ho visto che la mia lettera impiegò quattro mesi, così pure quella di Amelia, se questa impiegherà il medesimo tempo, non ti arriverà neppure per il tuo onomastico, io però ti auguro per allora un’infinità di cose tutte belle tutte sante, mentre t’assicuro che in quel giorno ti ricorderò in modo speciale, implorando il buon Dio le più elette benedizioni.
Se vedi Antonia salutala tanto per me come pure i suoi figli. Rita si è sposata? e Attilio? Quante cose ti domando non è vero? però se non puoi farmi rispondere a tutto pazienterò e aspetterò di riceverle un po’ per volta. Ora ti saluto caramente presenta pure i miei saluti a sior Bepi.
Io sto bene presentemente, però dopo tanti anni ho preso anch’io la malaria che faccio star lontana a forza di chinino.
Ciao mamma cara, stammi bene, mentre ti prego ricordate qualche volta la tua sempre aff.ma figlia suor Andreina.
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