LOIMWE 17-7-1949 Amelia

Mia sempre carissima Amelia

            Non so se questa mia arriverà, provo vedendo che ora la posta spedisce per via aerea. Qui però c’è ancora la guerra fra birmani e coreani ma in bassa Birmania, noi non sentiamo altro che qualche difficoltà per i prezzi che aumentano non potendo entrare roba da nessuna parte, è l’esilio non potendo né spedire né ricevere quella benedetta posta essendo distrutte le strade ferroviarie dalle bombe, ora però vedo che si riceve qualche cosa. Amelia carissima quanti mesi son passati dalla mia ultima! L’altro giorno soltanto ricevetti una tua cartolina che mi scrivi da Padova dove, mi dici, hai rinnovato i tuoi voti. Cara mia se le cose continuano così fugge anche quella pallida speranza che nutro, se il Signore vorrà non ci sarà nessuna difficoltà, ma se Lui non vuole è meglio sottomettere la nostra volontà alla Sua, non è vero?
Ed ora qualche notizia. Una ben triste non per te ma per noi, sebbene siano già passati dal momento doloroso cinque mesi. Non so se ti ho scritto che con le nostre due superiore venute in Italia, vi andò pure il nostro Monsignore dopo più di 40 anni di missione. Se la godette per più di un anno, indi ritornò poco dopo le nostre suore. Appena arrivato fu sua premura di visitare tutte le nostre residenze, venne dunque anche qui e con entusiasmo mi raccontava le novità dall’Italia. Le mancava di vedere una sola residenza, il che fece prima di cominciare la Quaresima. Partì difatti, il suo progetto era questo: andare per Mong-Pan fermarsi colà per due giorni, proseguire per Mong-Jong (residenza non ancora visitata) starvi per una settimana indi ritornare e passare ancora da me. Ma l’uomo propone e Dio dispone. Arrivato alla prima stazione essendo il giorno delle ceneri predicò a quei pochi cristiani sulla morte e sul giudizio ma in modo così impressionante che il missionario di colà disse: Ma lasci stare un po’ di parlare tanto della morte. Eh! no no, rispose egli, bisogna averla sempre presente. Doveva quindi proseguire il suo viaggio, difatti fu trovato un lorry per Mong-Jong e partì. Mancavano poche miglia per arrivare quando per un guasto della macchina la fece scivolare per un pendio. L’autista prevedendo il pericolo saltò giù, un altro volle fare altrettanto ma si ruppe una gamba, gli altri sei o sette stettero su e il lorry s’incagliò in una piantagione di banani. Con Monsignore vi era solo un ragazzetto sui quindici anni, che ignaro del pericolo dormiva placidamente su alcuni sacchi di sale, erano le otto di sera. A svegliarlo furono i lamenti dei feriti, fra i quali sentì la voce di Monsignore che lo chiamava: Aiciai, Aiciai vieni qui. Il poverino saltò giù e vide il povero vecchio, aveva 67 anni, inginocchiato fra le sedile e il volante, schiacciato da due sacchi di sale da 70 chili l’uno, chiamò aiuto ma chi poteva darglielo in una strada deserta in mezzo ai boschi? Un povero ferito si sforzò e uno da una parte e uno dall’altra con grande fatica riuscirono a tirar via il sedile cosicché il corpo poté essere passato per sotto. Lo trasportarono sulla strada, il pendio era profondo 10 o 12 metri, distesero a terra alcune foglie di banane, accesero una candeletta ma purtroppo il ragazzo s’accorse che era grave, le domandò ove le faceva male, fece segno sul petto. L’autista con quelli feriti poco dopo scapparono, lasciando il povero ragazzo con vicino due morti e Monsignore moribondo. Interrogato dopo, disse che invocò tutti i Santi del cielo, pregò e pianse, ma la morte si avvicinò inesorabile, continuava a chiamarlo ma non dava più segni di vita, disse una qualche parola che il ragazzo non capì, si tastò il polso, indi volse gli occhi verso il cielo stellato, e così disteso sulla strada lontano da tutti, spirava la sua bella anima, era il 22 febbraio alle 9 di sera. Amelia carissima non starò qui a raccontarti tutti i particolari di questa lugubre scena, però per farti sapere in quali posti siamo ti dirò soltanto il principale. Come ti dissi la strada era deserta e il disastro successe a una ventina di Km. dalla residenza. Il povero ragazzo non sapeva che fare, invocò tutti i Santi del cielo e, come disse lui, fu ispirato di stare colà fino a tanto che non fosse arrivato qualche aiuto. Levò dal dito l’anello di Monsignore, l’orologio dal braccio, mise tutto nella borsa dei soldi, coperse il cadavere con una coperta, un’altra la distese in terra per lui, e (caso strano in questa gente piena di superstizioni tanto che quelli, dicono, che muoiono così sono indegni di essere sepolti), si addormentò senza paura. Così passò la notte del martedì. Venne l’alba del mercoledì, ma nulla, soltanto verso le cinque del dopo pranzo passarono alcuni uomini che andavano lontano a pescare. Il povero ragazzo si fece coraggio e domandò l’aiuto per trasportare il cadavere, ma inutile, si rifiutarono, domandò allora un po’ di riso perché la fame si faceva sentire, gliene diedero un boccone o due e proseguirono. Un’altra notte si avanzava nera nera cupa come ci disse il povero Aiciai ed era ancora sulla strada. L’autista arrivato al posto di partenza non disse subito di quello che era accaduto ed anche quando parlò non disse la verità, cosicché soltanto giovedì mattina i poveri missionari poterono trasportare il cadavere alla residenza che doveva visitare. Colà fecero subito la fossa per seppellirlo in chiesa, ma saputo la cosa a Keng-tung si misero subito in viaggio e con reclami trasportarono colà il cadavere e lo esposero alla pietà di tutti i cristiani che lo amavano come un Padre, era veramente buono, lo posso proprio dire, ho lavorato con lui tutti questi 34 anni. I funerali furono imponenti, erano presenti tutte le più alte personalità di Keng-tung contro ogni nostra aspettativa causa le loro superstizioni, per noi fu un martire del dovere ma per loro è molto infausto. Ora è là in riposo ad aspettare il giorno della resurrezione.
Amelia carissima cosa mai dirai di questa mia lunga chiacchierata in realtà a te poco interessante? Cosa vuoi il dolore in noi è ancora vivo e parlandone sembra lenito. Vedo che ho consumato tempo e carta in questa lunga antifona però anche a volerti dare altre notizie non ce ne sono. Ho ricevuto quasi assieme alla tua la cartolina di Gina da Cortina, con i saluti anche delle sue amiche, ringraziala tanto tanto, e quando saprò che questa mia ti è arrivata, scriverò ancora.
Nella tua mi domandi se ho cambiato posto, per ora no, aspettavamo venisse la Delegata della Madre Generale, ma non hanno il permesso d’entrare cosicché dobbiamo aspettare che finisca questa benedetta guerra.
Spero che voi tutti stiate bene. E Sergio e Anselmina come se la passano? Stanno bene? E Maria e Aldo? e la piccola Carola? E Antonia, Rita con suo marito e figli? E Giovanni con famiglia? E Bruno Gina e Mario? Mi sembra di sentir Nina, e di me si è dimenticata? No no cara vi ho tutti presenti e tutti giorni vi raccomando nelle mie povere preghiere. Quando vedrai tutti questi miei cari salutameli tutti ciascuno in particolare. Quando la posta sarà regolare, scriverò a tutti. Hai ricevuta la mia ultima in cui ti descriveva la mia gioia nel ricevere a Natale per mezzo delle suore nuove il resto del mandorlato e caramelle consegnate alla Superiora venuta in Italia? Sento le stragi che i comunisti fanno nel mondo cattolico, quella Russia quanto dovrà render conto al Signore di tanto male. Credono di distruggere Cristo, ma invece popolano il Paradiso di martiri e la Chiesa risorgerà più forte e più bella di prima.
Purtroppo anche in Birmania si sente odore di comunismo, vedremo come andrà a finire.
Ed ora ti saluto caramente, ricordami al Signore, io sto bene, mi cadono i denti ma la salute è buona. Salutami tutti e per te un bacio affettuosissimo dalla tua sempre aff.ma sorella missionaria suor Andreina.

Se ricevi questa mia fammi sapere il giorno che la ricevi. Aspetto la tua lettera che mi dici spedirai per via aerea.

 

Competenze

Postato il

febbraio 26, 2018

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