LOIMWE 5-8-1937 Amelia

Amelia Carissima

            Ho tante cose da dirti ma prima di tutto ti devo ringraziare tanto e poi tanto e tanto ancora per il tuo continuo ricordo e per la tua bontà nel volerti disturbare a mandami anche i confetti, i quali mi furono più che graditi, m’arrivarono proprio alla vigilia con la tua bella lettera immagina la mia commozione, che il Signore ti ricambi con altrettante grazie speciali per te e per tutta la tua famiglia. Un altro grazie per le immagini, ho fatto proprio una marcia figura, perché, come ti dirò in seguito, m’hanno tradita, mi avevano detto che non avrebbero fatto nulla, invece incominciarono dalla vigilia. Ma ti racconterò poi, prima voglio dirti che per voi ne ho scritte alcune io, per te e per la mamma ho scritto il nome le altre puoi darle ai più intimi con l’assicurazione che in quel giorno vi ho ricordati tutti ma ciascuno in particolare. Ti puoi immaginare se non sei perdonata per la tua dimenticanza, ben volentieri mando un grazie a coloro che hanno voluto disturbarsi, sappi però che le scatole furono schiacciate e i vetri tutti in pezzi, non importa, un po’ di confetti li manderò ugualmente alla Rev. Provinciale certa di farle piacere.
Mi domandi ancora riguardo al regalo ma credo che ora sarai già in possesso delle mie lettere, ed anche del pacco. Sentii che al 26 sarebbe incominciata l’esposizione dei lavori Missionari, e con mia gioia forse sarà Suor Antonietta l’incaricata, c’è dunque da sperare proprio.
Sai? Il nostro Prefetto Apostolico con gli auguri per il giubileo mi mandò un pacco di vestine ricevute dall’Italia, ed avendolo ringraziato, proprio quest’oggi mi rispose dicendomi di scrivere a Vicenza dove vi è un laboratorio Missionario eretto allo scopo di aiutare i missionari veneti, mi mandò l’indirizzo, chissà che possa ottenere qualche cosa.
Ed ora qualche cosa riguardo la mia festa. Come già ti dissi nell’ultima mia dovevo andare a Keng-tung, difatti vi stetti colà cinque giorni. All’ultima sera, eravamo in ricreazione, mi portarono colà una sedia ornata di fiori e drappi. Io credevo scherzassero perché ero ben lontana dall’immaginarmi che volessero approfittare dell’occasione che ero là per farmi gli auguri. Alla fine dovetti cedere e seduta su quel trono ricevetti gli onori. Vi fu prima un canto, indi un discorso e la presentazione dei regali della Rev. Provinciale. Essendo che qui fa freddo pensarono di fornirmi il baule, mi regalarono una sottana e cappotto di lana, una bella maglia, due paia di calze pure di lana, sei berrettini da vendere, due bottiglie di vino, una di cedro, chiusero con un altro canto a suon d’armonium seguito da una bicchierata, peccato che i bicchierini erano piccoli, con i biscottini, e una torta preparata per l’occasione. Immagina la mia confusione non sapevo più né che dire né che fare. Ti mando l’indirizzo che m’hanno letto lo scrisse Sr. Maddalena. Al giorno dopo ripartii era l’antivigilia, arrivata a casa, messe a posto le mie cose, le ragazze mi dissero con santa disinvoltura: Fa il piacere per quest’oggi d’andare all’ospedale, abbiamo bisogno di restar sole. Capii che dovevano far qualche prova e le accontentai. Al giorno dopo alla sera mi fecero l’improvvisata di parare il refettorio, vi erano fiori da per tutto, lo illuminava una splendida lucerna, regalo d’una Superiora, da una parte il tavolino con i regali. Una bambola vestita in costume icò, una chicchera, due vasi da fiori per chiesa, 30 uova e sei pacchetti di mortaretti, un vaso di burro, un paio di scarpe, 4 scatole di pesce, 5 pacchetti di scatole di zolfanelli, 3 Kg. di zucchero, 5 scatole di biscottini, un cesto di verdura, due fazzoletti lavorati  mano, una sciarpa di lana bianca (so che Suor Antonietta ne ha mandate diverse di queste sciarpe) due lenzuola, un calamaio con calendario movibile, qualche quadretto, una scatola di palline di canfora e 4 galline. Tutto questo era disposto con buon gusto e grazia, dal muro pendevano rami di verde con attaccate strisce di carta portanti vari auguri! Puoi immaginarti la gioia delle mie ragazze che con sacrifici avevano concorso a comperare qualche cosa.
Quella sera naturalmente si andò a letto più tardi. Alla mattina del 22 quale non fu la mia meraviglia nell’andare in chiesa e vederla parata come la festa di Natale, catechisti e catechiste vestiti di gala. La S. Messa fu celebrata esclusivamente per me, furono cantati mottetti d’occasione ed al vangelo la predica. Poche parole ma sentite, portò per paragone la rosa, ecco che la suora specie quella di carità, dal sacrificio fa germogliare rose che col loro profumo attirano altre anime alla conquista del regno beato. Finita la S. Messa fui accompagnata a casa fra il fragore dei petardi. Alle otto i catechisti a suon di pifferi vennero a presentarmi gli auguri e una scatola di confetti, però non così grossi e candidi come quelli mandatimi da te che troneggiavano in mezzo ai doni. Feci allora sfoggio delle tue immagini e ne diedi una per ciascuno a tutti e si mostrarono soddisfatti. La mattina passò allegra fra giocare con le mie ragazze e leggere tutti gli auguri che mi vennero da tutte le parti, la tua carissima la tradussi in shan per leggerla alle catechiste, ed ammirarono i tuoi sentimenti e il tuo affetto.
Dopo pranzo (che fu bagnato da un bicchiere di vino, regalatomi dalla Rev. Provinciale) ci furono i canti e poesie dei bambini della scuola esterna, mi presentarono un bel mazzo, indi mi fecero un dialoghetto rappresentando una suora di carità curante un ferito di guerra, che alla fine lo riconobbe per suo fratello, fu chiuso il piccolo trattenimento con la dispensa di un po’ di dolci. Alle cinque vi fu la Benedizione col S.S. Sacramento e il canto di ringraziamento Te Deum. Chiusero la giornata le nostre ragazze col loro teatro. Fra le cose rappresentate fui messa in scena anch’io, ossia una raffigurava me quand’era ragazza, ed altre due l’angelo e il diavolo, quello m’incoraggiava a farmi suora e questo mi tentava a non entrare: Gigetta, diceva, sta a casa tua, con la tua mamma con la tua sorella Amelia con i tuoi nipoti te la godrai di più che non stare in convento, e subito l’angelo far vedere il merito del sacrificio, la schiera d’anime salvate, e via di questo passo fin che non mi son vista vestita da suora indi missionaria, hanno fatto proprio di tutto per imitarmi e vi riuscirono a meraviglia. Immaginati il rider che abbiam fatto ma il tempo non conosce fermate c’indicò che era ora d’andare a letto e con rincrescimento di lasciare simile compagnia ci decidem………..

 (purtroppo manca il foglio successivo)

 

Competenze

Postato il

febbraio 21, 2018

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