Mia sempre carissima Amelia
Ne ho qui due delle tue anche questa volta da rispondere, quella per via aerea l’ho ricevuta in sedici giorni dunque una settimana prima di Natale, su una ventina di lettere d’auguri che ricevetti, la tua fu proprio la prima con gli auguri di tutti i miei cari, grazie grazie di cuore.
A me sembra di aver risposto a tutte le tue lettere eccetto una ma ti dissi anche il motivo ossia aveva da preparare le ragazze per gli esami, però credo si saranno incontrate per via. Ora ho qui il tuo letterone e cercherò di rispondere precisamente. Prima di tutto dunque grazie dei tuoi auguri che il Signore esaudisca i tuoi voti, spero tu pure avrai ricevuta la mia. Natale lo passai qui, non sperava neppure d’andare a Keng-tung, perché mai più poteva lasciare la mia comunità in simile occasione, però la Rev. Provinciale ebbe compassione e mi chiamò subito alla domenica dopo Natale, ho visto così le suore nuove, alla sera hanno fatto il teatro, ho passato due giornate nella mia antica comunità, indi sono ripartita. Anch’io varie volte domando al Signore perché non m’ha lasciata colà, ma non mi risponde, ossia si fa sentire sì, e mi risponde: E’ questa la mia volontà. E come una buona sposa non si ribellerebbe alla volontà del marito, così credo sia mio dovere sottomettermi, non è vero? Tanto più che Lui è il migliore dei padri e degli sposi.
Sono contenta che Giacomo abbia trovato lavoro, sentii invece con dispiacere che Emma non sia tanto in forza, continua a darle dei ricostituenti, certo che un po’ di cambiamento d’aria ci farebbe bene, oh se fossimo più vicine, quanto volentieri la terrei un po’ con me!! Non sapeva che andrà a stare a Mestre, questo allontanamento esige un sacrificio da entrambe, certo che questa è più vicina della Birmania e non domanda a te il sacrificio che domandai alla mia vecchietta, che il Signore la benedica, certamente ha preparati dei bei premi per voi mamme. Anche di Nina fu per me una novità, purché sia buono e sappia rendere felice lascia che vada, ciascuno ha il diritto alla propria felicità non è vero? Certo che i figli sono sempre dei bei pensieri ma in quanto a te puoi proprio ringraziare il Signore perché hanno tutti una bella età e si sono comportati sempre bene, ti ripeto ringrazia il Signore. Chi ne ha soffre per un modo chi non ne ha soffre per un altro, tutti abbiamo da portare la nostra croce, questa terra è una terra d’esilio, la nostra patria è colà in Paradiso ove godremo una gioia eterna.
Seguendo la tua carissima mi domandi cosa preparo da pranzo ai miei commensali, ed io sono pronta a soddisfare alla tua giusta curiosità e ti dirò che cucino puramente all’italiana, ossia minestra e pietanze come le nostre, si trova carne di bue e di maiale. I fagioli ci sono e buoni, io li faccio spesso. La farina di grano turco per far la polenta non c’è, però noi ci siamo ingegniate e siamo già abituate, prendiamo il riso e lo pestiamo, crudo s’intende e con questo facciamo la polenta, t’assicuro che è veramente buona con la coradella poi la faccio di frequente. Ci sono anche le patate nostrane e americane e senza esagerazioni sono più grosse e più buone delle nostre, quando per esempio il pane tarda sollevare e non può essere pronto a mezzogiorno, faccio preparare un bel piatto di patate americane che compro all’ingrosso. Facciamo anche il risotto e se ti piace tanto la prima volta che lo farò t’inviterò. Il pesce si trova, non però tante qualità come da noi, cisono le orae e i go grossi, le anguille e le sardine. T’assicuri che per mangiare qui in Birmania non si sente la differenza, le suore nuove sono meravigliate di trovare tutta la nostra verdura europea. Che vedessi che bei piselli nel mio orto! Ho anche verze e cavolfiori ma hanno ancora da divenir grossi.
Ho capito riguardo ai sogni ma, mia cara, ce ne vorrebbero così di desideri per riempire una cassa e a dirti la verità non saprei dove andarli a pescare, senti facciamo così, quando avrai ereditato (dallo zio d’America) e ne avrai tanti d’avanzo allora ti manderò tutte le liste dei miei desideri. Riguardo alla radio mi sembra d’avertelo detto, l’ho sentita qui a Loimwe ora non c’è più, di televisione non se ne parla nemmeno. Ti ho scritto nella mia penultima che parlavano di fare una stazione per far atterrare gli areoplani, sembra sia già pronta anzi dicono ne sia già arrivato uno e non è ancora ripartito, proprio vicino a questo campo vi è una casa delle nostre suore, questo posto si chiama Laivikò e si trova a cinque giorni da Keng-tung, vedi dunque che è sempre più facilitato il terribile viaggio.
Ho sentito del povero Eugenio, ti sarò proprio riconoscente se mi terrai informata. E Angelo che malattia ha? a dirti la verità mi ricordi di Luigia, ma della famiglia di Angelo mi ricordo ben poco. Se hai occasione di vederli salutali tanto per me e dì loro che con Eugenio ho fatto pregare anche per loro. Ed ora mi sembra di aver risposto a tutta la tua letterona, ti spiegherò come ho passato il Natale. prima però ti darò un’altra notizia che non è più tale perché nella mia ultima nel margine ti scrissi che abbiamo avuta la visita del Console Italiano. Immagina la mia consolazione quando, è il Conte Giusti Giardini di Verona (però non so se il nome sia giusto), mi parlò di Venezia del nuovo ponte del nuovo canale e di tante altre belle cose. Ci parlò della guerra di Mussolini e di Graziani insomma non ci sembrava vero d’essere in compagnia d’un italiano. Venne accompagnato da Monsignore e andò a mangiare in casa del Padre, il pranzo però ce l’ho fatto io. Pasta in brodo, pollo lesso con insalata di cavolfiori, intingolo con purè di patate e per dolce la crema. Fu soddisfatto perché andandolo a salutare, quando con l’auto passò per casa nostra, mi disse: Grassie del pranso, ma massa roba, va ben che so grando e grosso, ma ea me vol far scopiar come un balon.
Ed ora passo oltre. Qui avemmo un’altra visita proprio il giorno di Natale, non d’un italiano ma d’un cattolico, niente meno che il vice governatore con la sua signora, una protestante, e un figlio di 18 anni lui pure cattolico. Vennero entrambi alla S. Messa di mezzanotte, immagina lo stupore di tutti questi signori protestanti, al giorno dopo vennero a visitare la nostra scuola e rimasero meravigliati nel sentire i nostri bambini parlare così bene l’inglese. Partirono subito avendo tante cose da mettere a posto.
Ma tornando al S. N. voglio farti sapere quello che ho ricevuto da questi signori. Ah! se fossi stata più vicina, ben volentieri avrei fatto parte con voi. La capitanessa mi regalò una capra viva per le ragazze, un’anitrone per noi, un piatto di salsicce, una scatola di prugne un’altra di caramelle, e una torta tutta ricamata a rose coperta di spicchi di noce. Il sopraintendente mi mandò una cassa piena d’ogni ben di Dio, perfino una scatola di carciofi, bottiglie di conserva, di limonata, di ciliegie in conserva. Il dottore mi regalò la somma di rupie 20 equivalente a lire 140. Il capitano maggiore mi mandò una scatola di finissimi biscottini, questa la regalai alla Rev. Provinciale nel suo onomastico il 29 dicembre. Il tesoriere mi fece dono di una scatola grande di caramelle e un casto d’aranci per i bambini della scuola, e una scatola di pesche, conserva per noi. Vedi dunque che non ci è proprio mancato niente anzi ne abbiamo d’avanzo, e come ti dissi avrei voluto essere più vicina e far parte con voi.
Immagina il mio lavoro nel ricevere e spedire auguri, nel ringraziare tutto in inglese, per fortuna che ho una suora indiana che m’aiuta tanto.
Spero avrai ricevuto la mia ultima in cui ti annunciava di aver ricevuto la tua con le fotografie ma in che stato, ti prego ancora, anche in questa ultima hai sbagliato il nome del posto, hai scritto Liomowe non va scritto così, quella invece che hai mandato per via aerea è giusto ossia Loimwe. Scusami sai ma temo mi vada perduta qualcuna delle tue preziose lettere.
Spero avrai già ricevuto il pacco, mi piacerebbe essere stata in un angolo quando lo avete aperto. Finalmente posso mandarti una fotografia e una per la mamma, la prima è riuscita troppo chiara però mi si vede, l’abbiamo fatta sulla porta d’entrata, la seconda invece è davanti al bersò in fiore nel prato, quella segnata col puntino è la figlia d’una mia prima ragazza, la suora vicina a me è la suora indiana, è due volte me.
Ora ho finita la mia chiacchierata, mi sembra che adesso non è solo per Natale che ci mandiamo i letteroni, non è vero? Così va bene. Sappimi dire qualche cosa riguardo le immagini di cui ti scrissi l’ultima volta. Ti sarei pure riconoscentissima se mi potessi mandare un calendario di quelli da pochi centesimi, senza questo mi sembra di essere senza una mano, e quest’anno sono stata proprio senza.
Ben volentieri scriverò alla signora Santina. Ciao, mia carissima Amelia, spero mi saprai dire qualche cosa della Brusato. Salutami tanto Giacomo e tutti i miei nipoti, a te mando un mondo d’auguri e un carico di baci, tua sempre aff.ma sorella missionaria suor Andreina.
T’ho già scritto che ho ricevuta la mia fotografia quando l’avrò fatta vedere alle suore di Keng-tung te la rimanderò.
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