PENSIERI 1995-11-13
Cerco di rinchiudermi nel buio e nel silenzio più totale.
Ho serrato ermeticamente le persiane e il nero è di velluto.
Chiudo la porta a chiave nella speranza di lasciar fuori il mondo e i problemi; ma i rumori arrivano al cervello come inesorabili trapani. Le ragazze che continuano il loro eterno bisticcio; la voce di mia madre che persevera nel suo vano tentativo di riportare la pace. E fa rumore anche il silenzio di mio marito che come al solito si chiude nel suo bozzolo privato lasciando fuori, a sbrogliarsi o intricarsi da solo, tutto ciò che non gli aggrada.
Io non so nel suo silenzio a cosa pensa. O se pensa. Cosa gli fa piacere o cosa lo fa star male. E’ come un armadio dalle ante ermeticamente chiuse, e io non so cosa c’è dentro.
I problemi, io penso, per essere risolti vanno anche discussi. Ma lui ha problemi? O sono io, in questi giorni troppo stanca, a crearli? Non dovremmo allora parlarne assieme? magari lui potrebbe insegnarmi la sua calma.
Si sono arrangiati in cucina, e con due porte chiuse di mezzo, le voci arrivano attutite e lontane. Anche per la strada l’ora di pranzo ha fermato le automobili e le chiacchiere della gente.
Il silenzio ora arriva soffice come il nero che mi circonda.
Ma tutto è relativo e di breve durata. Una chiave gira nell’appartamento accanto, la porta si richiude con un forte colpo; uno sciacquone in funzione al piano di sopra; un richiamo…
Nei momenti di silenzio anche le lacrime fanno rumore e sembra cadano sul cuscino con un tonfo. Il respiro, anche se leggero, dice alle orecchie che c’è vita anche nel buio. I pensieri da cui voglio scappare sono con me e non riesco a farli star lontani, nemmeno dietro a porte e finestre chiuse.
Se le voci ora tacciono, ricordo fin troppo chiaramente le parole urlate qualche ora fa.
E i pensieri più stupidi si accavallano ora uno sull’altro. I cavalli!
Cavalcare è stato uno dei miei desideri più grossi fin da piccolissima e il rendermi conto che resterà tale mi addolora. E’ una cosa che non capisco; desiderarlo così tanto è insensato. Una vicina il mese scorso è andata in un parco adibito a maneggio. “E’ facile” ha detto. “La prossima volta vieni con me!” Ma se andassi da sola credo che il divertimento non sarebbe completo. Lo so che è stupido! continuo a pensare che due persone che formano “una coppia”, trovino il loro completamento proprio nello stare assieme.Forse è questo che lui vuole, essere lasciato in pace, con o senza i suoi pensieri!
Ma io non riesco a non pensare che la vita a due debba essere qualcosa di più che consumare assieme veloci e frugali cene condividere il letto e la lavatrice. Per me vuol dire parlare, “fare” oltre che “essere” insieme.
Chissà perché le lacrime mi escono da un occhio solo.
Forse perché sto sdraiata di fianco.
Domani telefono a mio fratello. Così, solo per salutarlo e sentire la sua voce; anche se è stato qui l’altro ieri. Voleva portarci fuori a cena ma Mara ha la broncopolmonite e anche se non ha più la febbre da qualche giorno non mi sono fidata a portarla fuori con quella serata così ventosa. Bronci e piagnistei a non finire.
Renato è tanto caro, si è fermato lui a cenare con noi, malgrado la mia fama di pessima cuoca.
Un pensiero segue l’altro.
Chissà cosa combinano di là! Forse vengono a vedere se ho cambiato idea e mangio qualcosa. Forse non vengono per non disturbarmi.
O forse non gliene importa niente.
Magari hanno ragione loro!
Un pensiero segue l’altro, più stupido che mai.
Tullio ultimamente è dimagrito un po’; ma non vuol saperne di medici o cure ricostituenti; mangia pochissimo a cena e spesso addirittura la salta. I suoi problemi forse lo rodono dentro ma lui non ne vuol parlare. Il nostro litigio, oggi come quello di ieri, è stato più che altro un lungo, e alla fine urlato, monologo da parte mia. E io mi sento vuota e impotente.
Soffro di vertigini, e in momenti simili mi sento come se fossi seduta in cima a una montagna, sola, col vuoto e il silenzio tutto attorno, incapace di muovermi né di parlare.
E le lacrime scendono di nuovo.
E da un occhi solo! Forse se mi giro prende a lacrimare quell’altro…
Asciugo l’occhio pisciasotto e mi giro verso il soffitto. Così la smettono tutti e due! Il buio non è poi così totale. Penso che potrei alzarmi e distrarmi scrivendo ciò che sto provando. Ma non ne ho voglia ora; forse lo farò più tardi; o domani; scriverò quello che potrò ricordare.
La signora del piano di sopra grida a suo figlio.
E lui canta.
Suona il telefono.
……….
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