Cantando

CANTANDO                       14-2-1995

 

Non ricordo quale piede ho messo giù stamani alzandomi, ma dato che alla “iella preconfezionata” non ci credo, la cosa ha un’importanza assolutamente relativa.
Certo invece, è che la giornata è iniziata proprio storta e procede ancora peggio.

Inizia anzi, prima ancora della mia “alzata” quando, svegliata prestissimo dal battere della pioggia sui vetri, mi rigiro per ore sul letto in preda ai pensieri più cupi nell’attesa di una sveglia che oggi, al contrario di tutti gli altri giorni, non si decide a suonare.

“Il buon giorno si vede dal mattino” dicono; beh! questa non lo è nemmeno, una mattina, è la sera precedente durata a dismisura o la futura anticipata di parecchie ore. Il buio è così intenso che tutte le luci della casa accese non riescono a ravvivarlo. Il “buio allegro” è per la verità abbastanza difficile da ottenere, ma non impossibile. Comunque mai quando piove alle sette di mattina. Perfino il sole non ha voluto farsi vedere e se ne sta accovacciato, nascosto dietro uno spesso strato di nuvole uniformemente grigie e ha mandato ad avvisare attraverso i meteorologi che si farà vivo solo fra qualche giorno.

Una volta in cucina le cose peggiorano ulteriormente, alle prese con le figlie agitate, rannuvolate, incupite e ingrigite per impegni e problemi personalissimi, con un cronista del telegiornale che dopo averti sciorinato brutte notizie a iosa conclude tutto pimpante con un allegro: “Oggi è San Valentino, festa degli innamorati…”, col marito che apprende che è la festa dell’amore dalla TV, e non so proprio se lo ricorderà fino a sera (momento in cui potrebbe magari comperare un regalino). Intanto il latte diventa bollente, il caffè fuoriesce dalla moka sporcando dappertutto e lo zucchero si rovescia sulla tavola e per terra. Che io sia rimasta a guardare immusonita la pioggia col naso appiccicato al vetro freddo della finestra e abbia dimenticato di spegnere in tempo il gas e che per la fretta poi di farlo abbia dato un colpo alla zuccheriera, non ha assolutamente importanza: la colpa è solo e tutta della giornata nera!

Continua a scendere una pioggia uggiosa e antipatica che, pur costringendoti a uscire con l’ombrello, non ti dà la benché minima soddisfazione per averlo portato. Volete mettere quei bei temporaloni estivi con barili di pioggia che vengono giù e i tuoni che ti frullano il midollo? Dovendo uscire per la spesa quotidiana e faccenduole varie, il mio umore è adeguato all’agente atmosferico; quando si sa che si devono fare parecchie compere e piove, ci si chiede perché mai non abbiano ancora inventato le casalinghe-polipo, cioè con almeno tre paia di braccia. Dovrebbero provvedere in merito: potrebbero alterare i geni già nella nostra fase fetale e creare una razza speciale!

Ovviamente, con tutta questa umidità tutti i miei ossicini scricchiolano in maniera compassionevole e mi fanno male; il naso gocciola intervallandosi con gli starnuti e gli occhi mi lacrimano. “Vade retro, influentia!” dico ingurgitando un paio di aspirine.

Mi preparo per uscire quando in maniera del tutto inconsapevole, soprappensiero mi metto a canticchiare. Cosa davvero rarissima! piuttosto fischietto, così se stono si nota di meno. Ma oggi chissà… forse è scattata una speciale valvola di sicurezza messa apposta in qualche angolino del cervello collegato con le corde vocali e che impedisce di sprofondare nel nero più nero.

Canto, dunque, ma tanto sottovoce da non accorgermene. Mi sente però mia figlia che, dopo avermi sopportato stoicamente per un po’ sbotta nel pregarmi: “Ma mamma, non potresti cantare almeno qualcosa di più allegro?” Già! il coro del Nabucco non sprizza gioia, ha ragione, e non canto nemmeno in sincronia (umore a parte) con le vecchie canzoni degli anni ’50 che stanno trasmettendo alla radio e che non sto assolutamente ascoltando. Povera bimba! sono contagiosa. Ma sto per uscire e non mi va di cambiare emittente. Sincronizzo così il mio canto con quello della radio e… miracolo! dopo un pochetto scoppio a ridere! “Queste canzoni sono proprio brutte e io stono orribilmente, vero? Questo però serve a farci pensare che ci deve pur essere qualcosa di meglio nella vita!” Doppio miracolo! sorride anche lei!

Fra i miei ombrelli scelgo quello più colorato, cammino veloce, agli sportelli degli uffici pubblici non c’è nemmeno un accenno di coda, ricordo di comperare tutto e faccio pure presto. Alla fine del giro, passando davanti al fioraio mi fermo a comperare tre vasetti di primule, uno per ogni componente della mia splendida famiglia e data la ricorrenza le scelgo tutte rosse. Per me prendo un ficus Beniamino, perché penso di meritarmelo, perché è in offerta super-speciale, e soprattutto perché, dato che di braccia ne ho ancora solo due e pure malridotte, mi assicurano che possono portarmelo a casa e senza sovrapprezzo.

Lungo l’ultimo tratto di strada mi accorgo che sto ancora canticchiando. Pur restando nella lirica verdiana il tema però è cambiato, sono partita cantando “Va pensiero…” e torno a passo di carica al tempo della “Marcia trionfale”.

Competenze

Postato il

novembre 10, 2017

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