RENATO 1991-12-06
Talvolta le vicende della vita ti portano a percorrere la strada della tua esistenza seguendo spesso un percorso contorto, anormale. Quasi mai rettilineo.
Fino a qualche anno fa, la mia strada ha incrociato quella di mio fratello pochissime volte, e per brevissimi tratti.
Poi, quasi con rabbia, con la tenacia dell’affetto, le abbiamo volontariamente unite e agganciate, rammaricandoci delle occasioni perdute.
Renato è una della persone che più stimo e ammiro: per la sua intelligenza, la sua capacità; ma una dote soprattutto: la sua ben radicata contagiosa allegria.
I nostri dialoghi sono un insieme di battute e di risate; anche i discorsi iniziati nel modo più serio, finiscono sempre col capitombolare sul faceto e sulla scherzosa ironia.
Le nostre schermaglie, i duelli orali, iniziano sempre con lo stesso motivo:
– Quando metti su un paio di chili in più?
– Quando tu li perdi!- Siamo fratelli a metà, ma io sono metà di lui! Con i suoi cento chili, posso davvero chiamarlo “il mio fratellone”.
Poi gli dico che sono più fortunata perché lui è “tanto” così io ho “di più” da voler bene.
Lui allora mi chiama “la mia sorellina” e riesce a sottolineare quell’ -ina come se scrivesse il suffisso vezzeggiativo in grassetto.
E a conferma delle parole finiamo in un abbraccio in cui io allargo a dismisura entrambe le braccia esagerando (ma solo un po’) la fatica, lui, con uno solo, mi circonda tutta.
Poi mi chiama “scricciolo” con un’aria un po’ da presa in giro, ma piena di tenerezza.
E proseguiamo così qualsiasi discorso, uno sottobraccio all’altro, dando a questo semplice contatto l’importanza di farci capire ciò che nessuna parola può esprimere appieno: ora siamo assieme!
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