Sono andata in montagna

Sono andata in montagna

SONO ANDATA IN MONTAGNA   1999-08-21

“QUATTRO TURISTI DI VENEZIA DISPERSI NELLE MONTAGNE DEL SUD TIROLO”

Vedo nitidamente il titolo dell’articolo su “Il Gazzettino”. Segue: Due coppie di coniugi di Venezia, abitanti una al Lido, l’altra a Mestre, con vera incoscienza si sono avventurate senza un adeguato allenamento in pericolose escursioni ad alta quota.
Ieri mattina quando la signora Maria Stauder, proprietaria di una pensione a Dobbiaco, nella valle dell’Alta Pusteria, dove le due coppie alloggiavano, si è resa conto del mancato rientro dei suoi ospiti, ha avvisato gli agenti della Guardia Forestale che hanno dato immediatamente inizio alle ricerche.   “Li ho consigliati di non fare gite troppo lunghe e fuori dai percorsi abituali” dice la signora al cronista del nostro giornale nel suo buon italiano dal marcato accento tedesco, “ma non mi hanno ascoltato, e dopo aver fatto colazione come ogni mattina hanno caricato in macchina gli zaini con dei panini per il pranzo e sono partiti…   Non mi hanno detto dove erano diretti.”

Ecco! così comincerà fra un paio di giorni l’articolo del giornale che parlerà di noi. Lo sto mentalmente leggendo davvero in anteprima assoluta, e so già come proseguirà…

“La figlia di una delle due donne, da noi raggiunta telefonicamente, ci ha confidato in preda all’angoscia che la madre, poco meno che cinquantenne, non praticando nessun tipo di attività fisica, é quindi completamente priva del benché minimo allenamento e (cosa davvero assurda) soffre di vertigini. E’ quindi con incoscienza davvero enorme che si é avventurata in sentieri, sì splendidi, ma che si inerpicano sulle pendici dei monti con forte pendenza. E’ stata forse proprio lei la causa dell’incidente che con ogni probabilità ha colpito gli incauti escursionisti?”

Eh no! la colpa a me non la date! A parte quella di aver ceduto alla mia pigrizia e non aver frequentato nessuna palestra né aver usato più spesso la bicicletta. E certo l’essermi fatta convincere da mio marito a fare queste “passeggiate” in montagna! “Non sono difficili,” ha detto “ho controllato sulla cartina.” Beh, se è vero, era una cartina bugiarda! Siamo arrivati qui una settimana fa per una vacanza di dieci giorni da trascorrere in pace per immergerci in questa natura stupenda; siamo assieme a una coppia di amici, persone deliziose, simpatiche e care, di una decina d’anni più giovani di noi. Ogni sera progettiamo la “passeggiata” da fare, tempo permettendo, il giorno dopo. Ma il tempo si sta dimostrando veramente inclemente, siamo arrivati sotto un vero diluvio e, anche se non ha piovuto più così forsennatamente, il cielo è stato quasi sempre coperto. Così, miseri Fantozzi, ce ne andiamo in giro egualmente portandoci appresso la nostra nuvoletta piovigginosa come fosse un aquilone. E oggi ecco, cartina topografica in mano, cerchiamo il fantomatico sentiero n°4 che sembra essersi perso prima di noi fra le altissime conifere e i cespugli di rododendri. E le pendici del monte si fanno sempre più impervie.
“Vedo uno squarcio laggiù, forse siamo arrivati!” Eravamo diretti a un rifugio dal nome impronunciabile, ora dubito perfino della sua esistenza.
Lo squarcio si è per l’ennesima volta dimostrato solo una piccolissima radura.

Le ricerche sono purtroppo ancora infruttuose ma proseguiranno anche oggi finché ci sarà luce. Il mio articolo prosegue!

– E no, ragazzi! basta! Non riesco più a respirare, il cuore ha deciso di uscirmi dal petto per tornarsene a casa da solo… – ansimo quasi piegata in due. – Volete arrivare in Austria a piedi?
– Forse già ci siamo da un bel pezzo! – Mi risponde una voce che, stravolta, non riesco nemmeno a riconoscere.
– Io non vado avanti più di così. Torno indietro! Voi che fate?
Questa volta mi badano un po’ di più, ma nessuno vuole prendere la fatidica decisione.
– Lanciamo in aria una moneta! – Lo dico scherzando ma…
– Croce si prosegue, testa torniamo indietro! – Il cielo stavolta ha esaudito il mio desiderio e mogi mogi facciamo dietrofront. Se la salita era faticosa, la discesa spacca le ginocchia. “Evviva la montagna” penso, ma la natura che ci circonda e i paesaggi che scorgiamo dagli squarci fra gli alberi sono talmente belli che l’anima sembra scoppiare. Scendendo incrociamo una strada che all’andata abbiamo scartato chissà perché… “E’ il sentiero n° 4 che dovevamo seguire!” Ora a malincuore imbronciati e in quasi totale silenzio la percorriamo a ritroso.

Affamati e stanchi, i quattro turisti sono finalmente riusciti con le loro forze a ritornare a valle. Ho messo per fortuna un lieto fine al mio articolo.

Ma l’epilogo della gita non è proprio questo, volevo ometterlo per imbarazzo:
Stanchissima e affamatissima, finché i miei compagni di viaggio consultavano per l’ennesima volta l’inutile cartina, ho preso un’altra delle mie micidiali decisioni: vista una splendida piccola valle con pendici dipinte da splendidi prati verdi, estratta dallo zaino una piccola stuoia mi ci sono seduta incurante di loro e assaporando beatala il paesaggio e i panini con la Nutella che addentavo vorace. Il mio dramma, e lo spasso dei altri, è stato quando, finito il pasto (che loro hanno consumato in piedi) mi sono alzata e… mi sono ricordata solo allora della pioggia della notte e che ha ovviamente reso il terreno fradicio… e il fondoschiena dei miei calzoni completamente zuppo.

Competenze

Postato il

aprile 5, 2017

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